Messico. Estela (Andrea Vergara) ha dodici anni ed è innamorata di un giovane cadetto della polizia più grande di lei (Armando Espitia) di qualche anno. Quest’ultimo, dopo essere rimasto coinvolto in un traffico di droga, si troverà costretto a chiedere aiuto proprio alla famiglia della sua fidanzata.



Per il regista Amat Escalante la (semplice) storia di Heli ed Estela non è altro che un pretesto per dare vita a un prodotto di denuncia in grado di mostrare il volto più oscuro del suo paese natale, il Messico. Diverse sono le immagini estremamente violente, inserite per scandalizzare e scuotere gli spettatori: l’obiettivo, però, è raggiunto solo in parte poiché i continui cambi di registro rendono esplicita l’incapacità del regista di seguire coerentemente un’unica strada drammaturgica e sono troppi i passaggi prolissi e ridondanti. Indubbiamente notevole dal punto di vista tecnico (colpiscono la fotografia e il montaggio), è un film troppo pretestuoso e studiato a tavolino per poter apparire fresco, incisivo e spontaneo come avrebbe dovuto. Escalante è stato generosamente premiato con il titolo di miglior regista al Festival di Cannes, dove Heli è stato presentato in concorso.
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