Una vita quasi perfetta

Una giornalista televisiva di successo (Angelina Jolie) riceve un’infausta premonizione sul suo futuro da un barbone (Tony Shalhoub) che ne preannuncia l’imminente morte. Scettica ma preoccupata la donna metterà in discussione la sua vita sentimentale, in seguito all’incontro con Pete (Edward Burns) e lavorativa, dopo l’intervista con l’attrice Deborah Connors (Stockard Channing). 

Commedia, dramma, elementi fantastici e romantici, questo minestrone male assortito di generi cinematografici è difficile da mandare giù e l’assenza ingiustificata di sostanza tematica rende impossibile digerirlo. Come se non bastasse, praticamente niente sulla televisione e sul mondo dell’informazione (tra l’altro in un periodo delicatissimo per l’America delle grandi metropoli post 11 settembre). Oltre a non essere un valore aggiunto, l’espediente del barbone-profeta contribuisce ulteriormente a rendere banale la già esigua parabola evolutiva compiuta da una protagonista che per paura della morte è pronta a rinunciare alla sua carriera per cominciare una nuova vita senza vere e profonde ragioni. Dinamiche e snodi narrativi sempliciotti culminano in una scontata intervista con la sua nemesi, l’attrice interpretata dalla Channing, che porta a un esito prevedibile fin dall’inizio.  Angelina Jolie giustamente candidata ai Razzie Award del 2002.