Hollywood Hotel
Hollywood Hotel
Durata
107
Formato
Regista
Il giovane Ronnie (Dick Powell) è un musicista che sogna il successo e, per raggiungerlo, si trasferisce ad Hollywood. Quando una casa cinematografica lo scrittura, crede che la sorte sia dalla sua parte e non vede l'ora di poter dimostrare a tutti il suo talento: l'entusiasmo lo acceca al punto da non accorgersi che è stato assunto solo per poter badare agli innumerevoli capricci di una diva (Rosemary Lane).
Dopo una lunghissima carriera passata a organizzare numeri musicali sui set altrui, Busby Berkeley si cimenta ora alla regia di commedie brillanti. Hollywood Hotel si cala perfettamente in questa categoria, dimostrandosi una pellicola gradevole e semplice, senza alcuna mira artistica ma curata nei minimi dettagli per soddisfare il gusto popolare del tempo. Il regista gioca tutte le sue carte, ovviamente, negli stacchetti musicali (primo fra tutti Urrà per Hollywood), come sempre originali e magistralmente diretti, non provando minimamente a osare più del necessario e limitandosi a raccontare una storia lineare, dalle svolte a tratti banalotte. Un po' più di mordente e di denuncia non avrebbero guastato (soprattutto per la critica e la satira rivolta al mondo hollywoodiano), ma Berkeley sicuramente non sarebbe stato l'uomo giusto per apportare tali caratteristiche al progetto. Tra le comparsate illustri, breve cameo di un giovanissimo Ronald Reagan, qui alla sua seconda presenza sul grande schermo, e apparizione della celeberrima giornalista Louella Parsons nei panni di se stessa.
Dopo una lunghissima carriera passata a organizzare numeri musicali sui set altrui, Busby Berkeley si cimenta ora alla regia di commedie brillanti. Hollywood Hotel si cala perfettamente in questa categoria, dimostrandosi una pellicola gradevole e semplice, senza alcuna mira artistica ma curata nei minimi dettagli per soddisfare il gusto popolare del tempo. Il regista gioca tutte le sue carte, ovviamente, negli stacchetti musicali (primo fra tutti Urrà per Hollywood), come sempre originali e magistralmente diretti, non provando minimamente a osare più del necessario e limitandosi a raccontare una storia lineare, dalle svolte a tratti banalotte. Un po' più di mordente e di denuncia non avrebbero guastato (soprattutto per la critica e la satira rivolta al mondo hollywoodiano), ma Berkeley sicuramente non sarebbe stato l'uomo giusto per apportare tali caratteristiche al progetto. Tra le comparsate illustri, breve cameo di un giovanissimo Ronald Reagan, qui alla sua seconda presenza sul grande schermo, e apparizione della celeberrima giornalista Louella Parsons nei panni di se stessa.