Bryan Stevenson (Michael B. Jordan) è un avvocato che decide di occuparsi solo di coloro che sono stati accusati ingiustamente. Il primo caso riguarda un omicidio: l'imputato è Walter McMillian, per gli amici Johnny D. (Jamie Foxx).

Basato su una storia vera dal forte impatto civile realmente accaduta in Alabama, Il diritto di opporsi punta il dito contro le discriminazioni ottuse e razziste ai danni dei cittadini di colore negli Stati Uniti del Sud, area geografica dell’America da sempre fortemente legata a questo tipo di ricadute storiche e sociali. Lo fa raccontando la vicenda dell’avvocato afroamericano Bryan Stevenson: un giovane uomo della legge che, piuttosto che soffermarsi su una carriera tradizionale nell’ambito della giurisprudenza, decise di dedicarsi alle cause di quei cittadini, di colore come lui, contro quella "giustizia" dei bianchi americani che aveva dimostrato un atteggiamento pressappochista e crudelmente sommario, elargendo condanne a morte con immorale disinvoltura. La sceneggiatura, firmata dal regista Destin Daniel Cretton e Andrew Lanham, cui ha partecipato anche il vero Stevenson a partire dal suo stesso libro memoriale, è molto empatica e calorosa nel restituire le traversie e la rigida sofferenza morale del protagonista, schiavo del lavoro e sprovvisto di una vita esterna alle sterminate pratiche per ripristinare l'esistenza di quanti sono stati privati della libertà da un sistema giudiziario corrotto. Gli intenti dell’operazione sono estremamente nobili e accorati, con punte di vibrante e legittimata indignazione, ma l’impianto della regia e l’arco narrativo appaiono tuttavia piuttosto convenzionali e di servizio, con punte di ridondanza e di retorica che in più di un’occasione rischiano di risultare scaltre e stucchevoli, inseguendo più la lacrima facile che il pamphlet a orologeria. Eccellente, a ogni modo, la prova del cast, in cui Michael B. Jordan appare impeccabile nel farsi carico dell’idealismo granitico del suo personaggio e Jamie Foxx è notevole nell’esporre il travagliato logorio interiore ed esteriore di un uomo ingiustamente spedito nel braccio della morte. Tra gli attori di contorno, tra i quali c’è gloria anche Brie Larson, menzione d’onore per uno straziante Don Cheadle e uno schizzato Tim Blake Nelson, che recita, con tanto di bocca deforme e parlata strascicata, il ruolo del testimone chiave nel processo McMillian.
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