Marcelline (Valeria Bruni Tedeschi) è scelta per interpretare il ruolo di Natalia Petrovna nella pièce Un mese in campagna. Durante le prove scopre che la sua compagna di scuola di recitazione, Nathalie (Noémie Lvovsky), è l'assistente del regista. Ossessionata dalla vita che avrebbe voluto vivere ed esasperata dal suo ginecologo, Marcelline inizia a confrontarsi con la sua amica Nathalie, con Natalia Petrovna e una serie di fantasmi.

Valeria Bruni Tedeschi, alla sua seconda regia, dà vita a una pellicola surreale in cui la protagonista è ancora una volta una donna in preda alle proprie ossessioni (come nel suo precedente È più facile per un cammello… del 2003). Le scene si susseguono come una ricostruzione psicoanalitica della mente di Marcelline, figura alla ricerca di una collocazione, di un equilibrio. Ma la messa in scena estremamente ambiziosa, che omaggia anche il ruolo dell'attrice tout court, coincide con un azzardo autoriale fuori portata per la Bruni Tedeschi. Un'opera metateatrale lenta e affannosa, artefatta e impostata, persino "troppo" recitata. Il gioco del doppio, le maschere e la finzione fanno intravedere un'idea interessante che però non è riuscita a superare i limiti di una trasposizione sterile e sciatta anche dal punto di vista della ricerca visiva. Immeritato Premio Speciale della Giuria nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes.
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