Yves Saint Laurent

Parigi, 1957. Yves Saint Laurent (Pierre Niney), appena ventunenne, viene inaspettatamente nominato responsabile della grande casa di moda creata da Christian Dior, da poco scomparso. Costretto a sopportare il peso della celebrità fin da giovanissimo, lo stilista franco-algerino troverà in Pierre Bergé (Guillaume Gallienne) un insostituibile manager nonché un fedele compagno per tutta la vita, in grado di sopportare i suoi eccessi. Tre anni dopo il loro incontro, i due daranno vita a una delle griffe più celebri ed influenti nel mondo della moda.

Biopic convenzionale travestito da storia d'amour fou, il film non riesce a valorizzare l'estro creativo di un uomo fragile e vulnerabile, maestro dell'haute couture capace di imporre un inedito ideale di donna dominante. La sceneggiatura, modificata undici volte prima dell'inizio delle riprese, nel suo tentativo di approfondire la relazione tra Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, legati da un rapporto giustamente accostato a quello tra Mozart e Salieri, finisce per ridurre a una passerella di luoghi comuni la riflessione sul successo e la solitudine di un uomo in cui convivevano dirompente creatività artistica, profonda malinconia e desiderio di evasione. Quello che poteva essere un accattivante omaggio vintage a un artista che ha consumato un'esistenza dissoluta intrisa di moda e arte tra le mura delle sue sontuose residenze, risulta invece essere un lungo défilé di immagini patinate autoreferenziali. La dimensione artistica, per quanto efficace, si ritrova solo grazie alla raffinata citazione delle celebri swimming pools di David Hockney e, nel sottofinale, alla messa in scena della storica Russian Ballet Collection (1976) sulle note della struggente aria Ebben? Ne andrò lontana cantata da Maria Callas, tratta dall'atto I de La Wally di Alfredo Catalani.