
In mezzo scorre il fiume
A River Runs Through It
Durata
123
Formato
Regista
Norman (Craig Sheffer) cresce con il fratello Paul (Brad Pitt) nel Montana rurale, educato dal padre pastore presbiteriano (Tom Skerritt) ai valori religiosi e al culto della bellezza della natura. In un'estate decisiva, dopo la laurea, torna a casa, si innamora e riscopre il rapporto con il fratello, nonostante le differenze e la presenza di alcool e gioco d'azzardo rischino di mettere in pericolo la serenità familiare.
Apologo naturalista e religioso sulla bellezza, capace di risplendere nell'uomo nonostante i difetti e l'indulgere nel vizio (come nel personaggio di Brad Pitt), unica via possibile per la salvezza dal peccato. La voce fuori campo rimanda alle origini letterarie (il soggetto deriva dal libro autobiografico di Norman Maclean) e confeziona la patina classicheggiante di un film che fatica a coinvolgere. Robert Redford, al suo terzo lungometraggio dietro la macchina da presa, assume toni che ricordano un certo cinema di Terrence Malick, ma non convince fino in fondo, con una storia programmaticamente qualunquista a cui manca il giusto guizzo e un pizzico di coraggio: non bastano pochi tratteggi di razzismo verso gli indiani o la fisicità da angelo caduto di Brad Pitt, adamantino e inattaccabile nonostante la frequentazione con le brutture quotidiane. Premio Oscar alla fotografia, che esalta la bellezza dei paesaggi incontaminati del Montana, del francese Philippe Rousselot. Sceneggiatura di Richard Friedenberg.
Apologo naturalista e religioso sulla bellezza, capace di risplendere nell'uomo nonostante i difetti e l'indulgere nel vizio (come nel personaggio di Brad Pitt), unica via possibile per la salvezza dal peccato. La voce fuori campo rimanda alle origini letterarie (il soggetto deriva dal libro autobiografico di Norman Maclean) e confeziona la patina classicheggiante di un film che fatica a coinvolgere. Robert Redford, al suo terzo lungometraggio dietro la macchina da presa, assume toni che ricordano un certo cinema di Terrence Malick, ma non convince fino in fondo, con una storia programmaticamente qualunquista a cui manca il giusto guizzo e un pizzico di coraggio: non bastano pochi tratteggi di razzismo verso gli indiani o la fisicità da angelo caduto di Brad Pitt, adamantino e inattaccabile nonostante la frequentazione con le brutture quotidiane. Premio Oscar alla fotografia, che esalta la bellezza dei paesaggi incontaminati del Montana, del francese Philippe Rousselot. Sceneggiatura di Richard Friedenberg.