I diabolici

Direttrice di uno squallido collegio della provincia francese e malata di cuore, Christine (Véra Clouzot) è succube del sadico marito, Michel (Paul Meurisse). Con l'aiuto della di lui amante, Nicole (Simone Signoret), Christine decide di uccidere l'uomo e gettare il corpo nella piscina dell'istituto. Ma la sparizione del cadavere, unita a misteriosi avvenimenti e alle indagini di un curioso ispettore (Charles Vanel), gettano Christine nel panico, rosa dal senso di colpa.



Caustico resoconto sull'abiezione e la crudeltà umana in cui la distinzione tra colpevoli e innocenti è a dir poco labile. L'atmosfera di ambigua perversione e orrore latente contribuisce a rendere questo thriller psicologico a dir poco inquietante e angoscioso, un incubo a occhi aperti tanto fascinoso quanto terrificante, supportato da una regia essenziale e precisa che con pochi elementi (attenzione ai dettagli e alle ombre, movimenti fuori campo, uso espressivo del sonoro, attenta costruzione delle inquadrature e utilizzo non convenzionale della luce) sa coinvolgere e creare la giusta dose di suspense. Nonostante il colpo di scena finale appaia leggermente telefonato e risolto un po' sbrigativamente, Clouzot sa gestire magistralmente la tensione che non concede mai un attimo di cedimento e la conclusione è coerente con l'idea, illustrata per tutto il film, che in ogni uomo o donna sia nascosta una propensione al male, all'inganno e alla ritorsione. Ottimi i tre protagonisti, ma anche i comprimari se la cavano più che egregiamente. Alfred Hitchcock dichiarò di essersi ispirato alla pellicola di Clouzot nel girare Psyco (1960), mentre il soggetto è stato ripreso, con le dovute variazioni, da film come Piano...piano, dolce Carlotta (1964) o Trappola mortale (1982). Remake americano firmato da Jeremiah Chechik (Diabolique del 1996).