La vera storia di Robert Bilott (Mark Ruffalo), avvocato ambientalista che, nel 1998, fu protagonista di un’estenuante battaglia legale contro il colosso chimico DuPont, accusato di aver utilizzato i corsi d’acqua della zona di Parkersburg in West Virginia per smaltire il proprio acido perfluoroottanoico, con conseguenze estremamente gravi per la popolazione.

Ispirato da un articolo del New York Times Magazine del 2016, intitolato The Lawyer Who Became DuPont's Worst Nightmare e scritto da Nathaniel Rich, sullo scandalo dell’inquinamento idrico di Parkersburg, Cattive acque è un film di denuncia, apparentemente poco nelle corde di Todd Haynes, prodotto e fortemente voluto dall’attore protagonista Mark Ruffalo. Si tratta di un legal thriller che può ricordare Erin Brockovich di Steven Soderbergh o altri prodotti simili, dove si sente solo a tratti il tocco personale del regista di Io non sono qui o Carol, ma comunque molto ben curato nella confezione e valorizzato dalla fotografia di Edward Lachman, collaboratore fidato del regista americano. La tematica ambientalista di stretta attualità è quasi un pretesto per parlare di come i potenti gestiscono il potere, andando al di là di possibili conseguenze nefaste per l’ambiente e gli esseri umani: tema non certo nuovo, ma il film sa comunque coinvolgere e il risultato complessivo è soddisfacente. Nel cast da segnalare anche un volto simbolo del cinema impegnato come Tim Robbins. 
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