Le invisibili

L’Envol, un centro di accoglienza per donne senza fissa dimora, deve chiudere a seguito di una decisione del Comune. Alle assistenti sociali Audrey e Hélène restano soltanto tre mesi di tempo per reinserire, costi quel che costi, le donne di cui si prendono cura, anche se ciò significa ricorrere a mezzi poco leciti come falsificazioni, raccomandazioni e bugie…

Campione d’incassi in Francia con oltre 10 milioni di euro al botteghino, Le invisibili è un prodotto brillante che trova il suo combustibile in un’attualità dolorosa e faticosa, declinata in chiave di commedia e riletta da uno spaccato corale e al femminile venato di ironia. I personaggi sono tratteggiati con brio e minuziosità da una scrittura fresca e pimpante, anche se abbondano le concessioni utopiche a un buonismo sognante capace di addolcire la realtà. A conti fatti si tratta di un feel good movie che non rinuncia a una spiccata vena resiliente e a un piglio combattivo, ma l’equilibrio tra leggerezza e dramma, imposto con una dose qua e là eccessiva di retorica, depotenzia un copione e delle interpretazioni tutt’altro che lasciate al caso, al servizio di un insieme che può ricordare esempi di cinema sociale britannico come Full Monty – Squattrinati organizzati (1997) e Pride (2014). Il cast include nomi celebri, come Audrey Lamy e Corinne Masiero, e moltissime attrici non professioniste con un passato reale di vita per la strada (le vere invisibili del titolo), rimaste anonime sul set per nascondersi dietro i nomi di celebri donne da loro ammirate, come Edith (Piaf), Lady D, Simone (Weil), Brigitte (Macron).