La Table tournante
La Table tournante
Durata
80
Formato
Regista
Paul Grimault entra del suo ufficio e vi trova un piccolo clown, comparsa nel suo precedente film. Gli insegnerà i segreti dell’animazione e gli mostrerà i suoi precedenti lavori.
Grimault omaggia se stesso, ma sopratutto l’arte dell’animazione in generale, con questo film-archivio che raccoglie quasi tutti i suoi cortometraggi. La semplice trama che collega gli episodi è decisamente efficace: non ci vuole molto perché lo spettatore si riveda nel piccolo clown, curioso e meravigliato davanti alla magia del cinema animato. Già dalla prima sequenza, in cui un simpatico orso si rivela essere il regista, si è incantati allo schermo mentre una parte importante della storia dell’animazione europea ci viene presentata con onesta commozione da un artista che ha sempre avuto problemi di finanziamenti, ma che non ha mai perso la voglia di raccontare storie. L’evoluzione dello stile, dagli anni ‘30 fino agli anni ‘80, mostra un autore comunque sempre coerente con se stesso, e sono molte le simbologie a riapparire nei diversi decenni. Le piccole lezioni al clown, il salutare i suoi personaggi come vecchi amici, l’arrivo di una eterea Anouk Aimée pronta a ridoppiare la pastorella come aveva fatto nel 1952… sono tante le scene che riportano appieno l’amore di Grimault per la sua arte e il finale, l’addio allo studio e a quel tavolo da cui tutto è iniziato e che comincia a seguire l’anziano animatore, riesce a essere struggente. Le riprese dal vero sono ad opera di Jacques Demy e la voce del clown è del figlio di lui e di Agnès Varda, Mathieu.
Grimault omaggia se stesso, ma sopratutto l’arte dell’animazione in generale, con questo film-archivio che raccoglie quasi tutti i suoi cortometraggi. La semplice trama che collega gli episodi è decisamente efficace: non ci vuole molto perché lo spettatore si riveda nel piccolo clown, curioso e meravigliato davanti alla magia del cinema animato. Già dalla prima sequenza, in cui un simpatico orso si rivela essere il regista, si è incantati allo schermo mentre una parte importante della storia dell’animazione europea ci viene presentata con onesta commozione da un artista che ha sempre avuto problemi di finanziamenti, ma che non ha mai perso la voglia di raccontare storie. L’evoluzione dello stile, dagli anni ‘30 fino agli anni ‘80, mostra un autore comunque sempre coerente con se stesso, e sono molte le simbologie a riapparire nei diversi decenni. Le piccole lezioni al clown, il salutare i suoi personaggi come vecchi amici, l’arrivo di una eterea Anouk Aimée pronta a ridoppiare la pastorella come aveva fatto nel 1952… sono tante le scene che riportano appieno l’amore di Grimault per la sua arte e il finale, l’addio allo studio e a quel tavolo da cui tutto è iniziato e che comincia a seguire l’anziano animatore, riesce a essere struggente. Le riprese dal vero sono ad opera di Jacques Demy e la voce del clown è del figlio di lui e di Agnès Varda, Mathieu.