La ragazza dell'acqua
La fille de l'eau
Durata
71
Formato
Regista
La giovane Gudule (Catherine Hessling) vive con il padre e lo zio (Pierre Lestringuez) a bordo di una chiatta, lungo un fiume. Dopo l'incidente capitato al padre, la ragazza è costretta a fuggire nel bosco a causa delle continue minacce dello zio.
È l'opera prima di Jean Renoir, dopo la co-regia insieme ad Albert Dieudonné per Catherine ou Une vie sans joie (1924), e forse il suo film più sperimentale in assoluto. L'ispirazione venne al regista dalla combinazione di due suggestioni: un volto, quello della compagna Catherine Hessling, e un luogo, la foresta di faggi di Fontainebleu sulle rive del fiume Loing. A partire da questi due elementi Renoir realizzò un'opera in grado di trasfigurare il dato realistico di partenza in una sorprendente chiave di allucinato onirismo. La sequenza più audace in questa direzione è quella, celebre, del delirante sogno di Gudule. In questo autentico brano di cinema d'avanguardia, un po' acerbo e non sembre calibrato, il regista fece ricorso a un gran numero di effetti visivi, con riprese al rallentatore, sovraimpressioni e incalzanti stacchi di montaggio. Se sul piano stilistico già in questo film il regista manifesta la brillantezza che contraddistinguerà tutta la sua carriera, anche su quello tematico si affacciano motivi che torneranno nel suo cinema. Gudule è il primo di una serie di personaggi, caratteristici in Renoir, che da soli lottano contro un sistema riconosciuto di regole e comportamenti socialmente accettati. Secondo molti critici e studiosi fu il film che ispirò la visione del fiume di Jean Vigo nel suo L'Atalante (1934).
È l'opera prima di Jean Renoir, dopo la co-regia insieme ad Albert Dieudonné per Catherine ou Une vie sans joie (1924), e forse il suo film più sperimentale in assoluto. L'ispirazione venne al regista dalla combinazione di due suggestioni: un volto, quello della compagna Catherine Hessling, e un luogo, la foresta di faggi di Fontainebleu sulle rive del fiume Loing. A partire da questi due elementi Renoir realizzò un'opera in grado di trasfigurare il dato realistico di partenza in una sorprendente chiave di allucinato onirismo. La sequenza più audace in questa direzione è quella, celebre, del delirante sogno di Gudule. In questo autentico brano di cinema d'avanguardia, un po' acerbo e non sembre calibrato, il regista fece ricorso a un gran numero di effetti visivi, con riprese al rallentatore, sovraimpressioni e incalzanti stacchi di montaggio. Se sul piano stilistico già in questo film il regista manifesta la brillantezza che contraddistinguerà tutta la sua carriera, anche su quello tematico si affacciano motivi che torneranno nel suo cinema. Gudule è il primo di una serie di personaggi, caratteristici in Renoir, che da soli lottano contro un sistema riconosciuto di regole e comportamenti socialmente accettati. Secondo molti critici e studiosi fu il film che ispirò la visione del fiume di Jean Vigo nel suo L'Atalante (1934).