Un gruppo di giovani piazza delle telecamere nascoste in una stanza d'albergo, riprendendo così per un anno gli ospiti. Il girato viene portato a un vecchio produttore in rovina (Vittorio Gassman) che cercherà di farne una pellicola pronta per le sale.

Monicelli (insieme ai suoi fedeli Age & Scarpelli) dà inconsapevolmente vita a un vago esempio di reality show, dove ciò che interessa è la quotidianità e la naturalezza delle persone comuni. Il “nuovo neorealismo”, così definito dai ragazzi protagonisti, è però subito smontato dal vecchio mestierante, nostalgico di pellicole come Roma città aperta (1945), interpretato da un tracotante Gassman, convinto che alla parte “rubata” debba essere affiancata una “fiction” ricostruita sul set. Sarebbe potuta essere una curiosa rilettura dello stato attuale del cinema, lo scontro tra giovani cineasti e vecchi mostri sacri della macchina da presa. Invece è diventata una commedia superficiale con un grosso difetto: il copione. Tutti gli interpreti, compresi i mostri sacri Vitti e Gassman, affrontano delle parti che in fase di sceneggiatura sono state eccessivamente caricate di enfasi. Il risultato è una pellicola poco apprezzabile che sbraca e non permette alcuna analisi profonda. L'amore tra Flaminia (Monica Vitti) e Fausto (Enrico Montesano) raggiunge vette caricaturali capaci di renderlo assurdo. Nonostante ciò, l'attrice conquisterà un Globo d'oro nel 1982. Premiato anche Ruggero Mastroianni per il montaggio ai David di Donatello nell'edizione 1981.
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