Le roi et l'oiseau
Le roi et l'oiseau
Durata
87
Formato
Regista
Un re dispotico e capriccioso s’innamora del ritratto di una pastorella. Lei e lo spazzacamino dipinto al suo fianco, il suo vero amore, scappano dal palazzo in cerca della libertà.
La lavorazione del film è molto travagliata: iniziato alla fine degli anni ‘40, fu distribuito incompleto nel 1952, senza il benestare del regista. Questa versione ebbe comunque un buon successo e fu ammirata da Miyazaki e Takahata, futuri fondatori dello studio Ghibli. Grimault dovette aspettare per quindici anni la scadenza dei diritti per poterli riacquistare e terminare la pellicola. È un’opera anomala nel panorama d’animazione: pur essendo dedicata ai bambini, tratta tematiche come la lotta all’assolutismo, l’alienazione del mondo lavorativo capitalista e l’isolamento delle classi sociali sgradite al potere. Il film fa anche una riflessione sull’arte che dà forma alla realtà: i protagonisti fuggono da dei dipinti, il re viene sconfitto dal suo ritratto e citazioni pittoriche sono disseminate per tutto il film, a partire dalla superba ambientazione del castello, labirinto-mondo tra Escher e de Chirico che a volte ricorda una cittadina medievale con dettagli futuristici, altre volte è una Venezia fantasma. Costante poi è il tema della libertà negata. Gabbie, prigioni, polizia segreta e robot giganti vogliono impedire l’amore dei due giovani ad ogni costo, dietro ordine di un re che non accetta l’altrui autonomia e indipendenza. Cupo, ma sa anche essere divertente e può affascinare ancora oggi un pubblico di ogni età. Scritto con la collaborazione del poeta Jacques Prévert, morto nel 1977 e a cui il film è dedicato.
La lavorazione del film è molto travagliata: iniziato alla fine degli anni ‘40, fu distribuito incompleto nel 1952, senza il benestare del regista. Questa versione ebbe comunque un buon successo e fu ammirata da Miyazaki e Takahata, futuri fondatori dello studio Ghibli. Grimault dovette aspettare per quindici anni la scadenza dei diritti per poterli riacquistare e terminare la pellicola. È un’opera anomala nel panorama d’animazione: pur essendo dedicata ai bambini, tratta tematiche come la lotta all’assolutismo, l’alienazione del mondo lavorativo capitalista e l’isolamento delle classi sociali sgradite al potere. Il film fa anche una riflessione sull’arte che dà forma alla realtà: i protagonisti fuggono da dei dipinti, il re viene sconfitto dal suo ritratto e citazioni pittoriche sono disseminate per tutto il film, a partire dalla superba ambientazione del castello, labirinto-mondo tra Escher e de Chirico che a volte ricorda una cittadina medievale con dettagli futuristici, altre volte è una Venezia fantasma. Costante poi è il tema della libertà negata. Gabbie, prigioni, polizia segreta e robot giganti vogliono impedire l’amore dei due giovani ad ogni costo, dietro ordine di un re che non accetta l’altrui autonomia e indipendenza. Cupo, ma sa anche essere divertente e può affascinare ancora oggi un pubblico di ogni età. Scritto con la collaborazione del poeta Jacques Prévert, morto nel 1977 e a cui il film è dedicato.