Labbra di lurido blu

Il matrimonio fra Elli (Lisa Gastoni) e Marco (Corrado Pani) non è altro che un convenzionale paravento per le tendenze ninfomani della donna e per la celata omosessualità dell'uomo, deviazioni causate da traumi infantili irrisolti. La ricomparsa di George (Jeremy Kemp), maturo ex amante di Marco, farà precipitare ben presto la situazione.



Intenso ma incostante dramma psicologico dai conclusivi risvolti thriller, caratterizzato da temi e atmosfere decadenti. Giocato sul contrasto tra sottili apparenze e inconfessabili pulsioni, e tra un passato ineluttabile e un presente tormentato, il film di Petroni, il cui titolo prende in prestito un verso del poeta inglese Percy Bysshe Shelley, affronta le devianze sessuali facendo leva su di un senso d'inquietudine ben trasmesso da interni cupi e claustrofobici. Di grande impatto, per la loro sgradevolezza, le scene delle compulsive esperienze della Elli adulta, spinta a ricercare il piacere nella compagnia di personaggi gretti e violenti e nella mercificazione di se stessa; parimenti, il tema dell'omosessualità repressa di Marco viene trattato con riserbo e apprezzabile delicatezza. Felici intuizioni che tuttavia s'innestano su una sceneggiatura zoppicante e prevedibile, incerta fra toni morbosi e alleggerimenti fuori luogo, la quale delinea lo sviluppo delle vicende in modo schematico. Un apprezzabile esempio di thriller a lievi tinte erotiche, che fece scalpore all'epoca della sua uscita, ma dallo stile poco personale. Sceneggiatura di Petroni e Franco Bottari, musiche di Ennio Morricone.