In una villa sul lago di Como tutto è pronto per celebrare il matrimonio di Elio e Caterina, figli di Giacomo e Giovanni, soci in affari da più di 30 anni. L’arrivo di un inaspettato invitato scombussola tutto quanto: Aldo, infatti, combina una serie di gaffe e incidenti esilaranti e costosissimi.

I tempi della commedia esilarante sono lontani per il trio Aldo, Giovanni e Giacomo, che già con Odio l’estate avevano mostrato un cambiamento di rotta, grazie a una trama dal finale agrodolce. Alla regia, nuovamente il fido Massimo Venier, che tuttavia con Il grande giorno non riesce a trovare la giusta dose di equilibrio tra comicità e dramma come in passato, dando vita ad una pellicola sbilanciata e, per questo, non del tutto efficace: a una prima metà improntata sulla ricerca della risata (anche a costo di scadere nel grottesco), la seconda parte del film – la più riuscita – si concentra maggiormente sul dramma e sulla riflessione. Lo sfondo di tutto è un weekend di nozze tra Elio Poretti e Caterina Storti, un matrimonio che dev’essere celebrato in una location esclusiva: una villa principesca sul lago di Como in cui è stato predisposto da Giovanni un programma preciso, al limite dell’ossessione, in modo che la figlia possa vivere delle giornate perfette e indimenticabili. Il tutto è portato all’eccesso, ma non mancano gli imprevisti, tra cui il più grande è l’arrivo di Aldo, il nuovo compagno della ex moglie di Giovanni: la sua presenza porta scompiglio, ma allo stesso tempo è scintilla per l’evolversi di una trama che altrimenti si sarebbe mossa su binari statici e prevedibili. Le gag comiche non sono sempre riuscite, anzi, lo smalto dei vecchi tempi spesso fatica ad emergere e infatti è necessario attendere una seconda metà dal taglio decisamente drammatico per far sì che il film inizi a risultare coinvolgente: tra scheletri nell’armadio, imprevisti dell’ultimo momento e fantasmi del passato, il film di Venier si focalizza sulla tematica della scelta, sulle decisioni da prendere e sull’idea che non sia mai tropo tardi per cambiare la propria vita. «La fine è un nuovo inizio»: questa la frase chiave del film, nonché lo spunto di riflessione principale, in cui l’invito per tutti i protagonisti è quello di prendere in mano la propria vita, concentrandosi sulla propria felicità, senza condizionamenti esterni, anche a costo di fare scelte dolorose. Se Fuga da Reuma Park è stata la fine, sembra comunque che Venier e il trio abbiano trovato il loro nuovo inizio.  
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