Doriano (Pierpaolo Capovilla) e Carlobianchi (Sergio Romano) sono due cinquantenni disillusi che trascorrono le notti a vagare per la pianura veneta, tra Venezia, Treviso e Belluno, alla ricerca di cibo, alcol e soprattutto dell’ultima bevuta, sfuggendo anche ai controlli della polizia. La loro esistenza, segnata dall’inutilità e dal rimpianto, è legata al ricordo di un passato in cui un piccolo traffico di occhiali rubati aveva garantito loro un effimero benessere. A rompere questo equilibrio basato sulla ripetizione arriva Giulio (Filippo Scotti), universitario napoletano che sembra estraneo al loro mondo, ma che finirà per accompagnarli per alcune ore nelle loro zingarate, uscendo trasformato da questa breve esperienza. 

Francesco Sossai, nato nelle Dolomiti bellunesi ma formatosi in Germania, dopo l’interessante esordio con Altri cannibali (2021), torna con un’opera seconda realmente indipendente. Pur radicata nel territorio, non somiglia al cinema dei giovani registi italiani, ma richiama piuttosto il minimalismo di certi autori nordeuropei, in particolare quello di Aki Kaurismäki: il risultato è un road movie in apparenza sgangherato, ma in realtà costruito con uno stile personale, ricercato e di forte impatto emotivo. Il cast funziona alla perfezione: Capovilla e Romano danno corpo a due figure sospese tra ironia e malinconia, mai ridotte a caricature, mentre Scotti incarna con sensibilità lo sguardo esterno, il “corpo estraneo” che mette in discussione la loro routine. Il film trova la sua forza anche nel modo in cui la pianura veneta diventa un personaggio silenzioso, spazio di memoria e smarrimento, tra ville in rovina e anonime zone industriali, tra bar semivuoti e strade trafficate. La narrazione procede per frammenti — dialoghi, incontri, ricordi — e più che un percorso verso un obiettivo è un viaggio interiore, fatto di attese e piccole rivelazioni. Non mancano alcune imperfezioni (ad esempio, il personaggio di Andrea Pennacchi aggiunge molti spunti ma rischia di appesantire il ritmo) ma resta un film riuscito e toccante, un’opera sincera e sorprendente che racconta la provincia in modo semplice e diretto, fatta di silenzi e malinconie, ma anche di speranza. Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2025.




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