Lights Out – Terrore nel buio

Rebecca (Teresa Palmer) è preoccupata per il piccolo fratellastro Martin (Gabriel Bateman), che vive con la loro madre (Maria Bello): dopo la morte del marito, la donna dà evidenti segni di squilibrio mentale e parla continuamente con un’amica immaginaria. Anche il ragazzino è instabile e sostiene di veder comparire una misteriosa sagoma quando si spengono le luci. La giovane indagherà, scoprendo una verità inquietante.

Con Lights Out – Terrore nel buio il regista David F. Sandberg si inscrive nella consuetudine ormai consolidata di adattare per il grande schermo cortometraggi horror degli stessi autori, allo stesso modo di La madre (Andy Muschietti, 2013) e Babadook (Jennifer Kent, 2014). Come nei casi precedenti, il buono spunto (in questo caso, la paura ancestrale che si annida nel buio) si scontra con la durata dilatata e finisce per perdersi tra sequenze riempitive e successioni di spaventi creati ad hoc. La mano del co-produttore James Wan (autore di Saw – L’enigmista del 2004, Insidious del 2010 e L’evocazione – The Conjuring del 2013), tra i re mida dell’horror contemporaneo, si fa sentire ma in maniera poco raffinata, puntando più sul sobbalzo, efficace ma gratuito, che non sulla costruzione di personaggi credibili, nonostante le buone prove delle protagoniste femminili. Lo svelamento precoce dell'identità della figura minacciosa finisce poi per scoprire tutte le carte in breve tempo, togliendo il mistero e provocando qualche sbadiglio nonostante la durata misurata (81 minuti). In definitiva, le suggestioni non mancano ma il risultato è l’ennesimo horror contemporaneo che parte bene ma finisce per perdersi in un mare magnum di già visto: buon successo, comunque, al botteghino americano affamato di brividi.