Da quanto è morta sua moglie (Isabelle Huppert), Gene (Gabriel Byrne) sembra completamente perduto. Non ha superato il lutto e fatica a comunicare con il suo secondo figlio Conrad (Devin Druid), adolescente introverso e interessato solo ai videogiochi. Quando Jonah (Jesse Eisenberg), fratello maggiore di Conrad e primogenito di Gene, torna a casa dopo aver visto nascere il suo primo figlio, qualcosa, forse, potrebbe cambiare.



Terzo lungometraggio del norvegese Joachim Trier che, per la prima volta in carriera, ha a disposizione un cast di volti noti a livello internazionale. Il regista scrive (insieme a Eskil Vogt) e dirige un dramma familiare di discreto impatto emotivo, che alterna il presente dei tre protagonisti con una serie di flashback relativi al loro passato accanto alla donna che hanno amato. Trier dimostra un buon talento visivo e, in alcune sequenze (la lettura ad alta voce dello scritto di Conrad), riesce a toccare le giuste corde emotive: peccato, però, che non manchino anche una serie di cadute di stile (i ralenti insistiti) e di momenti di stanca che finiscono per rallentare il ritmo complessivo. Forte di una buona partenza, il film si perde un po' col passare dei minuti, inizia a girare a vuoto e finisce per risultare inconcludente. Le premesse per fare di meglio c'erano tutte, ma anche il cast sottotono non ha aiutato.
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