Il marchio di Kriminal
Durata
88
Formato
Regista
Fuggito dal carcere di Istanbul, Kriminal (Glenn Saxson) torna a Londra e, per caso, si ritrova fra le manila statua di un Buddha che, al suo interno, contiene una mappa dov'è indicato il luogo in cui sono nascosti due preziosi dipinti. L'ispettore Milton (Andrea Bosic) si mette sulle sue tracce e lo segue fino in Egitto.
Umberto Lenzi, dopo aver diretto Kriminal (1966), lascia la regia a Fernando Cerchio e Nando Cicero (non accreditato), i quali, sapendo di non poter puntare sulla violenza del fumetto originale di Magnus & Bunker, cercano almeno di ricalcarne l'umorismo nero (le vecchiette di un ospizio che muoiono d'infarto vedendo Kriminal in costume scheletrico, l'ispettore Milton che, inutilmente, prova a sposare la fidanzata di sempre Gloria Farr, la rocambolesca caccia al tesoro in pieno deserto). Glenn Saxson, rispetto a quaanto fatto vedere nel film precedente, prova a essere più spiritoso e meno cupo nei panni del protagonista, così come pure il baffuto Andrea Bosic nei panni dell'ispettore inglese, mentre ritorna Helga Liné in un ruolo simile a quello ricoperto nel film precedente. Azzeccate le musiche, discrete le location, ma il ritmo è narcolettico e la mancanza di mezzi si nota in maniera impietosa.
Umberto Lenzi, dopo aver diretto Kriminal (1966), lascia la regia a Fernando Cerchio e Nando Cicero (non accreditato), i quali, sapendo di non poter puntare sulla violenza del fumetto originale di Magnus & Bunker, cercano almeno di ricalcarne l'umorismo nero (le vecchiette di un ospizio che muoiono d'infarto vedendo Kriminal in costume scheletrico, l'ispettore Milton che, inutilmente, prova a sposare la fidanzata di sempre Gloria Farr, la rocambolesca caccia al tesoro in pieno deserto). Glenn Saxson, rispetto a quaanto fatto vedere nel film precedente, prova a essere più spiritoso e meno cupo nei panni del protagonista, così come pure il baffuto Andrea Bosic nei panni dell'ispettore inglese, mentre ritorna Helga Liné in un ruolo simile a quello ricoperto nel film precedente. Azzeccate le musiche, discrete le location, ma il ritmo è narcolettico e la mancanza di mezzi si nota in maniera impietosa.