I vampiri
Durata
85
Formato
Regista
L'ispettore parigino Chantal (Carlo D'Angelo) indaga sulla scomparsa di giovani ragazze, i cui cadaveri vengono ritrovati esangui. L'inchiesta, alla quale partecipa anche il giornalista Pierre Lantin (Dario Michaelis), porterà alla scoperta dell'orribile segreto che riguarda la giovane e affascinante nobile Giselle du Grand (Gianna Maria Canale).
Diretto da Riccardo Freda in collaborazione con Mario Bava (non accreditato), che si occupò di completare il film oltre che di curarne la fotografia, I vampiri non è, nonostante il titolo, una semplice storia dedicata a soprannaturali figure assetate di sangue: la vicenda incorpora infatti elementi narrativi polizieschi e noir, uniti a fantascienza dai risvolti cupi e dalle conseguenze orrorifiche. Il tema predominante, l'ossessiva ricerca e conservazione della bellezza e della giovinezza, è descritto come una forma di tossicodipendenza: una commistione di differenti generi, non sempre scorrevole, ma in grado di suggestionare grazie a un apparato visivo tipicamente gotico, fatto di cripte, laboratori che richiamano i luoghi degli esperimenti del dottor Frankenstein e castelli dagli interni tenebrosi, dove la presenza glaciale di Gianna Maria Canale cattura lo sguardo con una bellezza sinistra e rivelatrice di un mistero insondabile. Notevoli e avveniristiche le sequenze che sottolineano la trasformazione del volto della protagonista, impreziosite da effetti speciali realizzati dallo stesso Bava. Una rivisitazione in chiave moderna della leggenda di Erzsébet Báthory, sinistra e cupa anche se ben lontana dalla perfezione. Scritto da Freda con Piero Regnoli e Rijk Sijöstrom; musiche di Roman Vlad.
Diretto da Riccardo Freda in collaborazione con Mario Bava (non accreditato), che si occupò di completare il film oltre che di curarne la fotografia, I vampiri non è, nonostante il titolo, una semplice storia dedicata a soprannaturali figure assetate di sangue: la vicenda incorpora infatti elementi narrativi polizieschi e noir, uniti a fantascienza dai risvolti cupi e dalle conseguenze orrorifiche. Il tema predominante, l'ossessiva ricerca e conservazione della bellezza e della giovinezza, è descritto come una forma di tossicodipendenza: una commistione di differenti generi, non sempre scorrevole, ma in grado di suggestionare grazie a un apparato visivo tipicamente gotico, fatto di cripte, laboratori che richiamano i luoghi degli esperimenti del dottor Frankenstein e castelli dagli interni tenebrosi, dove la presenza glaciale di Gianna Maria Canale cattura lo sguardo con una bellezza sinistra e rivelatrice di un mistero insondabile. Notevoli e avveniristiche le sequenze che sottolineano la trasformazione del volto della protagonista, impreziosite da effetti speciali realizzati dallo stesso Bava. Una rivisitazione in chiave moderna della leggenda di Erzsébet Báthory, sinistra e cupa anche se ben lontana dalla perfezione. Scritto da Freda con Piero Regnoli e Rijk Sijöstrom; musiche di Roman Vlad.