I Married a Strange Person!
I Married a Strange Person!
Durata
73
Formato
Regista
Un uomo subisce una mutazione in seguito a delle radiazioni televisive: ha ora la capacità di dare vita alla sua immaginazione, ma i poteri lo portano anche a una crisi matrimoniale.
Plympton apre il suo film con un’ode al cattivo gusto, prontamente confermata da una seconda citazione niente meno che del gerarca nazista Göring. Siparietti nonsense e spesso erotici e scene dall’alto tasso splatter sottolineano la volontà di fare un cinema di animazione per adulti, tanto divertente quanto gratuito. Lo stile ha già tutta l’inconfondibile personalità che ha reso Plympton tra i massimi esponenti dell’animazione indipendente statunitense, evidenziata dalla presenza, tra i nemici, proprio del capo di una società televisiva che vorrebbe attirare il più ampio e generico pubblico possibile. La struttura narrativa del primo periodo del regista, però, è piuttosto debole, preferendo gag visive che mettono da parte la trama principale (che è del resto soltanto un pretesto). L’inventiva è alle stelle, eppure rischia di stancare proprio per l’assenza di soluzione di continuità tra le varie scenette divertenti. Non mancano comunque momenti genuinamente esilaranti e la regia di Plympton è già capace di inquadrature ardite e interessanti. Con tutti i limiti del caso, un’operazione seminale per l’animazione alternativa.
Plympton apre il suo film con un’ode al cattivo gusto, prontamente confermata da una seconda citazione niente meno che del gerarca nazista Göring. Siparietti nonsense e spesso erotici e scene dall’alto tasso splatter sottolineano la volontà di fare un cinema di animazione per adulti, tanto divertente quanto gratuito. Lo stile ha già tutta l’inconfondibile personalità che ha reso Plympton tra i massimi esponenti dell’animazione indipendente statunitense, evidenziata dalla presenza, tra i nemici, proprio del capo di una società televisiva che vorrebbe attirare il più ampio e generico pubblico possibile. La struttura narrativa del primo periodo del regista, però, è piuttosto debole, preferendo gag visive che mettono da parte la trama principale (che è del resto soltanto un pretesto). L’inventiva è alle stelle, eppure rischia di stancare proprio per l’assenza di soluzione di continuità tra le varie scenette divertenti. Non mancano comunque momenti genuinamente esilaranti e la regia di Plympton è già capace di inquadrature ardite e interessanti. Con tutti i limiti del caso, un’operazione seminale per l’animazione alternativa.