Maybe Baby
Maybe Baby
Durata
104
Formato
Regista
Una giovane coppia (Hugh Laurie e Joely Richardson) desidera ardentemente un bambino ma ha difficoltà a concepire quindi si rivolgono a numerosi specialisti per farsi aiutare.
Le difficoltà del concepimento vengono affrontate da questa commedia romantica con ironia e cinismo costanti (e a tratti grossolani) per guardare con un sorriso beffardo ai presunti luminari della fecondità. Il risultato è soddisfacente per il tono generale che però, pur alternando sconforto e farsa in maniera intelligente, sembra non arrivare mai a una vera sintesi tra i due versanti, come se ironia e realtà fossero inconciliabili. Inoltre, sebbene la coppia Laurie-Richardson funzioni discretamente e l’empatia, unita a sorrisi di complicità, non manchi, si avverte la assenza di una scrittura solida che desideri comunicare e proporre qualcosa di nuovo, oltre che destrutturare la complessità del mondo, qui ridotta in frammenti macchiettistici: circostanze e personaggi sono tratteggiati come bozzetti simpatici ma privi di ruolo determinante, sia a livello diegetico che tematico (come la sanità britannica con il medico incompetente o i metodi new age con la chiromante folle). Peccato anche per la rappresentazione semplificata del protagonista maschile - scrittore-sceneggiatore che sublima il proprio sconforto nell’arte - e per la bidimensionalità conferita al mondo del cinema, descritto come una macchina della crudeltà, che sfrutta senza rispetto i più intimi problemi degli uomini per commercializzarli.
Le difficoltà del concepimento vengono affrontate da questa commedia romantica con ironia e cinismo costanti (e a tratti grossolani) per guardare con un sorriso beffardo ai presunti luminari della fecondità. Il risultato è soddisfacente per il tono generale che però, pur alternando sconforto e farsa in maniera intelligente, sembra non arrivare mai a una vera sintesi tra i due versanti, come se ironia e realtà fossero inconciliabili. Inoltre, sebbene la coppia Laurie-Richardson funzioni discretamente e l’empatia, unita a sorrisi di complicità, non manchi, si avverte la assenza di una scrittura solida che desideri comunicare e proporre qualcosa di nuovo, oltre che destrutturare la complessità del mondo, qui ridotta in frammenti macchiettistici: circostanze e personaggi sono tratteggiati come bozzetti simpatici ma privi di ruolo determinante, sia a livello diegetico che tematico (come la sanità britannica con il medico incompetente o i metodi new age con la chiromante folle). Peccato anche per la rappresentazione semplificata del protagonista maschile - scrittore-sceneggiatore che sublima il proprio sconforto nell’arte - e per la bidimensionalità conferita al mondo del cinema, descritto come una macchina della crudeltà, che sfrutta senza rispetto i più intimi problemi degli uomini per commercializzarli.