La vita di Blaise Pascal (Pierre Arditi), inventore, filosofo e matematico del XVII secolo.



Insieme a Socrate (1971) e La presa del potere da parte di Luigi XIV (1966), il miglior film televisivo dedicato da Roberto Rossellini a figure storiche importanti e fondamentali nella storia del pensiero occidentale. Come nelle altre pellicole, il protagonista viene descritto come un pensatore che ha saputo leggere il passaggio da una stagione culturale a un'altra, una figura ponte che ha traghettato l'umanità a uno stadio successivo della propria sensibilità e della visione del mondo. Pascal, per Rossellini, è il rappresentante della transizione umana da una cultura religiosa spirituale-elitista (Cattolicesimo) a una più razionalista, prescientifica e volta ad accogliere (e non solo a sfruttare) il contributo degli ultimi (il Giansenismo). A differenza delle altre opere, il linguaggio pedagogico, semplice e divulgativo, non diventa mai banale, ma si fa intelligente e funzionale alla descrizione della figura austera e timida dello scienziato/filosofo francese. Gestito con delicatezza a sapienza anche il passaggio finale in cui Pascal si convertì al Cristianesimo. Curiosità: nella parte del giovane avvocato è possibile vedere un giovanissimo Christian De Sica.
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