Meek's Cutoff

Oregon, 1845. Un gruppo di pionieri si mette in viaggio verso le montagne di Cascade guidati da Stephen Meek (Bruce Greenwood): quando le due settimane previste diventano cinque e l'acqua inizia a scarseggiare, sorge il dubbio che l'uomo non sappia cosa sta facendo e il panico cresce.

Rivisitazione western in chiave contemporanea, dove la guerra tra indiani e cowboy si trasforma in battaglia tra l'uomo e il territorio ostile che lo circonda, mentre le tensioni, la paranoia e la sfiducia interne al gruppo crescono, trasformando la carovana in una trappola claustrofobica. Scegliendo un'estetica asciutta e quasi essenziale, Kelly Reichardt immerge i suoi personaggi in un paesaggio arido e spietato, mettendoli l'uno contro l'altro in un freddo gioco psicologico, basato sui dettagli e sulle micro-espressioni più che su dialoghi, azioni ed esternazioni esplicite. Si potrà forse osservare che, in effetti, succede poco e il ritmo non è certo vivace, ma la lentezza strisciante del passare delle ore contribuisce ad accrescere la sensazione di disagio che l'allontanarsi della speranza fa diventare sempre più intensa. Non una visione rilassante né leggera, ma con più di una corda al proprio arco, tra cui anche il cast, dove spicca un'ottima Michelle Williams. A qualcuno potrebbe ricordare (giustamente) i western di Monte Hellman degli anni Sessanta, Le colline blu e La sparatoria, entrambi del 1966. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.