La popolana romana Maddalena Cecconi (Anna Magnani) accompagna la figlioletta Maria (Tina Apicella) a un provino a Cinecittà, nella speranza che la piccola possa diventare una piccola diva del cinema. Il mondo dello spettacolo con cui viene a contatto, segnato da opportunismo e becero egoismo, si rivelerà un'amarissima delusione.

Superate le istanze neorealiste, Luchino Visconti, al suo terzo lungometraggio, realizza un apologo dolente e umanissimo sulla incapacità di cambiare il proprio destino, illuminando dal basso i lati oscuri del feroce microcosmo che sta dietro la macchina da presa. A tratti spietato nel mettere in scena una realtà di provincia inesorabilmente condannata a un'esistenza di second'ordine, il film scandaglia con sguardo lucido le devastanti conseguenze delle tentazioni dei falsi miti, risultando ancora oggi attualissimo. Tra slanci poetici e una forte connotazione popolare accentuata dalla pietas verso i personaggi, Visconti ha trovato in Anna Magnani l'interprete perfetta, capace di portare sullo schermo una donna dal temperamento istintivo nobilitata da una profonda dignità, la cui presa di coscienza finale rappresenta una delle pagine più significative di tutto il cinema italiano. Il rapporto madre/figlia tra Maddalena e Maria racchiude in sé una gamma di sentimenti inesprimibili a parole. Sceneggiatura di Suso Cecchi D'Amico, Francesco Rosi e Luchino Visconti da un soggetto di Cesare Zavattini.
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