Sandra (Katrina Bowden) resta chiusa fuori dalla sua Monolith, la macchina più sicura al mondo, costruita per proteggere i propri cari da qualsiasi minaccia. Suo figlio David è rimasto al suo interno, ha solo due anni e non può liberarsi da solo. Intorno a loro il deserto, per miglia e miglia. Il calar della notte porterà il buio, il sorgere del sole trasformerà l’automobile in una fornace: Sandra ha poco tempo a disposizione per liberare il suo bambino.

Curiosa opera seconda di Ivan Silvestrini, che ha fatto le sue prime apparizioni ai festival praticamente in contemporanea con un’altra sua pellicola: 2Night (2016). Ideata, tra gli altri, dal noto fumettista Roberto Recchioni la storia è quella di un film di genere tendente al B-Movie, incentrata sul tradizionale contrasto tra gli esseri umani e le macchine ipertecnologiche. Nonostante il concept possa apparire non originalissimo, la sceneggiatura tiene discretamente bene puntando all’essenzialità e al semplice divertimento, senza appesantire il tutto con metafore e allegorie che in questo caso avrebbero potuto risultare indigeste. Secco e appassionante nella prima parte, un po’ forzato nel tentativo di approfondimento psicologico sul personaggio della madre nelle fasi centrali, è un film altalenante, che fatica a reggere la durata di un lungometraggio, ma che riesce comunque a risultare adrenalinico in diversi passaggi. I limiti ma non mancano ma, se non si hanno enormi pretese, si lascia guardare con piacere.

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