Mortal Kombat
Mortal Kombat
Durata
110
Formato
Regista
La terra è in pericolo: se verrà sconfitta per il 10° anno consecutivo al torneo Mortal Kombat, Shang Tsung (Chin Han) ne prenderà controllo per sempre. Per evitarlo, Lord Raiden (Tadanobu Asano) seleziona i migliori guerrieri, i prescelti, accomunati da un marchio con un drago inciso sulla loro pelle.
Tratto dalla fortunatissima e celebre serie videoludica, Mortal Kombat è il reboot della saga cinematografica iniziata nel 1995, che già con poco successo aveva tentato di portare sul grande schermo uno dei tornei per console più famosi della storia. Un’operazione con poco senso in cui, tra inutili (e a tratti involontariamente esilaranti) ralenti e sequenze di combattimento insipide, si fa strada un intreccio piatto e senza guizzi, con colpi di scena prevedibili, soprattutto da chi già conosce i personaggi presenti. Liu Kang è poco caratterizzato, così come Sonia e Jaxx, mentre il posto di Johnny Cage, grande assente del film, viene parzialmente preso da Kano, incomprensibilmente logorroico e sempre alla ricerca della battuta comica con continui riferimenti cinematografici, spesso gratuiti e, alla lunga, stucchevoli. Gli effetti speciali sono indubbiamente migliori del precedente (anche se gli occhi di Raiden fanno a gara con quelli di Christopher Lambert), tra scontri che sfociano nello splatter e tutto il repertorio di citazioni dal videogioco, dalle mosse alle frasi come finish him e fatality, arrivando all’iconica colonna sonora. Peccato che manchi il torneo, che dovrebbe essere il vero protagonista. Il passo da flawless victory a epic fail è molto breve: abbastanza godibile a cervello spento, ma non basta qualche guizzo estetico nelle sequenze di Sub Zero per salvare un prodotto che nel finale lascia una porta aperta verso un sequel, con la promessa del ritorno di un personaggio molto atteso.
Tratto dalla fortunatissima e celebre serie videoludica, Mortal Kombat è il reboot della saga cinematografica iniziata nel 1995, che già con poco successo aveva tentato di portare sul grande schermo uno dei tornei per console più famosi della storia. Un’operazione con poco senso in cui, tra inutili (e a tratti involontariamente esilaranti) ralenti e sequenze di combattimento insipide, si fa strada un intreccio piatto e senza guizzi, con colpi di scena prevedibili, soprattutto da chi già conosce i personaggi presenti. Liu Kang è poco caratterizzato, così come Sonia e Jaxx, mentre il posto di Johnny Cage, grande assente del film, viene parzialmente preso da Kano, incomprensibilmente logorroico e sempre alla ricerca della battuta comica con continui riferimenti cinematografici, spesso gratuiti e, alla lunga, stucchevoli. Gli effetti speciali sono indubbiamente migliori del precedente (anche se gli occhi di Raiden fanno a gara con quelli di Christopher Lambert), tra scontri che sfociano nello splatter e tutto il repertorio di citazioni dal videogioco, dalle mosse alle frasi come finish him e fatality, arrivando all’iconica colonna sonora. Peccato che manchi il torneo, che dovrebbe essere il vero protagonista. Il passo da flawless victory a epic fail è molto breve: abbastanza godibile a cervello spento, ma non basta qualche guizzo estetico nelle sequenze di Sub Zero per salvare un prodotto che nel finale lascia una porta aperta verso un sequel, con la promessa del ritorno di un personaggio molto atteso.