
La morte ha fatto l'uovo
Durata
86
Formato
Regista
L'imprenditore Marco (Jean-Louis Trintignant) e la moglie Anna (Gina Lollobrigida) conducono un'azienda di allevamento di pollame. Un rapporto convenzionale che nasconde insospettabili perversioni: l'uomo ha una relazione con Gabri (Ewa Aulin), giovane cugina di Anna, e s'intrattene con prostitute per poi assassinarle. Ma la realtà dei fatti è ben diversa e assai contorta.
Intriso di un surrealismo percepibile sin dal titolo, La morte ha fatto l'uovo è caratterizzato da una struttura classica da film giallo con annesso triangolo amoroso e presunte perversioni erotico-omicide al centro della narrazione. Giulio Questi inserisce numerose sequenze, in bilico tra provocazione e grottesco, che fanno riferimento alla pop art e al linguaggio cinematografico di Luis Buñuel: immagini pubblicitarie, radiografie di uova fecondate e scene ambientate fra polli di batteria oggetti di discutibili sperimentazioni. Il tentativo di coniugare tradizione e modernità non va tuttavia a buon fine, dato che la pellicola risulta disomogenea, priva di ritmo e senza una direzione precisa. Indeciso se inferire una sferzata al perbenismo consumista della borghesia nazionale o tentare di sovvertire il genere cinematografico di riferimento attraverso un linguaggio originale, il film si risolve in una sterile provocazione; non privo, in ogni caso, di bizzarrie che potrebbero stimolare lo spettatore più curioso. Effetto volutamente stridente nell'accostamento dei due protagonisti. Scritto dal regista con Franco Arcalli; sperimentale colonna sonora di Bruno Maderna.
Intriso di un surrealismo percepibile sin dal titolo, La morte ha fatto l'uovo è caratterizzato da una struttura classica da film giallo con annesso triangolo amoroso e presunte perversioni erotico-omicide al centro della narrazione. Giulio Questi inserisce numerose sequenze, in bilico tra provocazione e grottesco, che fanno riferimento alla pop art e al linguaggio cinematografico di Luis Buñuel: immagini pubblicitarie, radiografie di uova fecondate e scene ambientate fra polli di batteria oggetti di discutibili sperimentazioni. Il tentativo di coniugare tradizione e modernità non va tuttavia a buon fine, dato che la pellicola risulta disomogenea, priva di ritmo e senza una direzione precisa. Indeciso se inferire una sferzata al perbenismo consumista della borghesia nazionale o tentare di sovvertire il genere cinematografico di riferimento attraverso un linguaggio originale, il film si risolve in una sterile provocazione; non privo, in ogni caso, di bizzarrie che potrebbero stimolare lo spettatore più curioso. Effetto volutamente stridente nell'accostamento dei due protagonisti. Scritto dal regista con Franco Arcalli; sperimentale colonna sonora di Bruno Maderna.