Romania. Il giovane Luci (Alexandru Papadopol) e la sua donna, Sorina (Anca Androne), hanno appena subito uno sfratto e aspettano di capire cosa il destino abbia in serbo per loro; Mihaela (Tania Popa) cerca un marito attraverso una serie di appuntamenti al buio organizzati dalla madre (Coca Bloos); il padre di Mihaela (Dorel Visan), capitano di polizia, indaga intanto sulla morte del cugino di Luci.



Occident di Cristian Mungiu è, a suo modo, un film generazionale a tutti gli effetti. Immerso in un’atmosfera sognante, a tratti paradossale, l’esordio del futuro regista di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (2007) è ancora ben lontano dal mostrare la forza lacerante del notevole Oltre le colline (2012), ma lascia intravedere un’energia importante. Al centro c’è la fascinazione verso l’Occidente, che coinvolge tre segmenti di storie che si accavallano volutamente: nonostante qualche calo di ritmo e un alternarsi forse eccessivo di momenti placidi e forsennati, è un film che sprizza vita e che racconta la Romania utilizzando le tracce della commedia e quelle del dramma con il giusto equilibrio. Una nazione che è consapevole della propria identità e che, allo stesso tempo, non può sottrarsi al fascino delle sirene dell’Ovest: non a caso, la prima inquadratura si sofferma su due binari che si intrecciano fra loro, quasi a voler dettare una direzione che non può permettersi solo una meta.
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