In un bel palazzo antico al centro di Napoli vive Lorenzo (Renato Carpentieri), che in anni lontani è stato un famoso avvocato. Ora, dopo qualche infortunio professionale, è caduto in disgrazia per colpa di un carattere bizzarro, che lo porta più all’imbroglio che al rispetto della legge. Accanto a casa sua viene a vivere una famiglia del nord, con due coniugi (Elio Germano e Micaela Ramazzotti) molto diversi tra loro per carattere e inclinazioni, con i quali Lorenzo intratterrà un legame sempre più ravvicinato…

Gianni Amelio torna alla regia quattro anni dopo il tonfo dell’indifendibile L’intrepido (2013), che gli era valso un’accoglienza piuttosto controversa a Venezia70, con una storia più vicina alle corde tipiche del suo cinema teso e drammatico, misurato e umano. In una Napoli dai colori saturi e contrastati, meravigliosamente fotografata da Luca Bigazzi, il regista calabrese ambienta una vicenda familiare a tinte forti che si snoda attraverso un sincero affetto e una tenerissima comprensione per l’umanità dei suoi personaggi, anche quando scorbutici o irrisolti, malconci o, peggio, schiavi di nevrosi irriducibili e potenzialmente distruttive. La scrittura del regista, autore anche del soggetto insieme a Alberto Taraglio e Chiara Valerio, è morbida e delicata, attenta a non cedere al sentimentalismo né all’antiretorica, con un senso dell’equilibrio che non può non far tornare alla mente il miglior cinema del regista. Qualche passaggio di scrittura è un po’ forzato e l’incastro di alcune vicende segue una griglia talvolta macchinosa e troppo didascalica, ma la purezza poetica dello sguardo di Amelio è in grado di lasciarsi alle spalle questi difetti per parlare di paternità e di abbandono, di vite irrisolte e sotto silenzio e quotidianità tinta d’orrore. Un film maturo, ma con addosso la leggerezza di un cinema che sa scoprirsi ancora giovane pur parlando, inevitabilmente, di senilità (è la prima volta, a detta dello stesso Amelio, che il protagonista di un suo film ha la stessa età dell’autore). Efficaci gli interpreti nell’aderire alla scarna ma attenta sceneggiatura, quasi lavorando sugli stereotipi sedimentati sulle loro carriere d’attori: la svampita Ramazzotti, il nevrotico Germano, con accento del nord, e l’algida Mezzogiorno triangolano intorno alla meravigliosa, dolente prova di un intenso Renato Carpentieri, scandalosamente accreditato come se il suo fosse un ruolo di contorno. Splendida apparizione di Greta Scacchi nei panni della madre di Germano con un monologo che toglie il fiato. Liberamente ispirato al romanzo La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone e film d’apertura del Bif&st (Bari International Film Festival) 2017.


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