Oh! Uomo
Durata
71
Formato
Regista
Film di montaggio che si propone di raccontare, attraverso numerosissime immagini di repertorio, il primo dopoguerra tra le tragiche conseguenze della Grande Guerra e la speranza di un futuro migliore innestata dai movimenti totalitari emergenti, con una struggente carrellata sui volti deturpati e mutilati dei soldati reduci dal fronte.
Basato sul tradizionale lavoro di ricerca e assemblaggio di pellicole girate da terzi a cui la coppia di autori da sempre ci ha abituati, Oh! Uomo è un documentario di notevole fattura, capace di immergere completamente lo spettatore all'interno del periodo storico preso in esame. I registi riescono a dare nuova linfa alle immagini d'archivio cercando di convogliare l'attenzione dello spettatore verso una poetica del ricordo che potrebbe aiutare le nuove generazioni a evitare di commettere gli stessi errori del passato. Sembra infatti essere questo lo scopo del film: riportare alla luce ciò che rischia di venire dimenticato, così da sensibilizzare il pubblico a non incappare nei medesimi inganni. A tratti straziante e insopportabile nell'insistenza quasi chirurgica sui dettagli delle ferite e delle mutilazioni, è l'ennesima prova della sapienza cinematografica di Gianikian-Ricci Lucchi, qui autori di uno dei lungometraggi più importanti della loro carriera. Si tratta di una visione forte e traumatica, ma necessaria per veicolare un potente messaggio antibellico.
Basato sul tradizionale lavoro di ricerca e assemblaggio di pellicole girate da terzi a cui la coppia di autori da sempre ci ha abituati, Oh! Uomo è un documentario di notevole fattura, capace di immergere completamente lo spettatore all'interno del periodo storico preso in esame. I registi riescono a dare nuova linfa alle immagini d'archivio cercando di convogliare l'attenzione dello spettatore verso una poetica del ricordo che potrebbe aiutare le nuove generazioni a evitare di commettere gli stessi errori del passato. Sembra infatti essere questo lo scopo del film: riportare alla luce ciò che rischia di venire dimenticato, così da sensibilizzare il pubblico a non incappare nei medesimi inganni. A tratti straziante e insopportabile nell'insistenza quasi chirurgica sui dettagli delle ferite e delle mutilazioni, è l'ennesima prova della sapienza cinematografica di Gianikian-Ricci Lucchi, qui autori di uno dei lungometraggi più importanti della loro carriera. Si tratta di una visione forte e traumatica, ma necessaria per veicolare un potente messaggio antibellico.