Scano Boa
Durata
91
Formato
Regista
La giovane Clara (Carla Gravina) vede riapparire nella sua vita un padre (Alain Cuny) che l’aveva abbandonata molti anni prima, e decide di lasciare quel poco che possiede per seguirlo a Scano Boa, un misero villaggio di pescatori nel delta del Po. La vita qui è durissima, segnata dalla povertà, dalla superstizione e da un legame profondo e ancestrale con il fiume; la coppia viene subito ostracizzata dagli abitanti, che li considerano concorrenti e portatori di sventura, attribuendo loro la scomparsa dei preziosi storioni, attorno ai quali si regge la fragile economia del villaggio. L’unico a collaborare con loro è un piccolo orfano, ma anche il suo aiuto non riuscirà a impedire un tragico epilogo.
Il regista rodigino Renato Dall’Ara (da non confondere con l’omonimo, contemporaneo e ben più noto storico presidente del Bologna Calcio) riprende nel 1961 gli elementi stilistici tipici del neorealismo, aggiungendo una marcata componente melodrammatica. Il villaggio di pescatori che affronta difficoltà epiche richiama La terra trema (1948), mentre le commoventi vicende del piccolo protagonista, ingannato e derubato, ricordano Ladri di biciclette (1948). Dall’Ara, nonostante riprenda modalità già ampiamente viste, utilizza efficacemente location naturali, interpreti in gran parte non professionisti, inquadrature rigorose e sequenze lunghe, combinandoli però con una forte carica emotiva che accentua il dramma dei personaggi e crea un equilibrio tra crudo realismo e tensione narrativa. Da sottolineare anche l’uso di storioni meccanici perfettamente realistici, realizzati dal giovane Carlo Rambaldi, futuro vincitore di tre premi Oscar (King Kong, Alien, E.T.), originario proprio di quelle terre.