Jean Berlot (Pavel Liska) è sconvolto dai sogni nefasti che lo assillano dopo la morte della madre. I tentativi di risolvere il suo problema incontreranno sulla loro strada incontri pieni di mistero e oscura seduzione, ma anche un innamoramento, nei confronti di un'infermiera (Anna Geislerová), che gli permetterà di far luce su segreti indicibili.

Jan Švankmajer, giunto al quinto lungometraggio, non perde un colpo per quel che riguarda la vena estrema e surreale del suo cinema e si riconferma uno dei massimi pionieri del mondo dell'animazione in stop-motion, che in questo caso si sviluppa di pari passo a una narrazione all'insegna di una crescente dose di mistero e pruriti erotici. Lo spessore del cinema dell'autore ceco è ancora una volta tutto nella miniera di invenzioni, nel caleidoscopio di trovate che si susseguono senza soluzione di continuità, con una fluidità incessante in cui tutto si rincorre dialetticamente e gli attriti tra una sequenza e l'altra sono ridotti davvero al minimo sindacale. L'ironia tragica e beffarda di Švankmajer la fa da padrona e si sposa al suo frequente, serafico, distacco rispetto a ciò che viene raccontato, ma è la dimensione eversiva, sconcia e scandalistica di Sileni quella a convincere di meno, nonostante l'impatto non da poco del personaggio del Marchese, degno delle migliori opere letterarie con temi analoghi (si pensi soprattutto a De Sade). In ogni caso, complessivamente funziona, pur con qualche piccola riserva.
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