Giovane coppia in vacanza alle Bahamas, Susan (Blanchard Ryan) e Daniel (Daniel Travis) partecipano a un’escursione subacquea. Per un’incredibile serie di sfortunate coincidenze, vengono abbandonati nel mezzo dell’oceano, circondati dagli squali.



Piccolo caso cinematografico della scena indipendente, passato al Sundance Film Festival e vagamente ispirato a fatti reali. Chris Kentis (ideatore del progetto con la moglie Laura Lau, entrambi sub) ha girato senza effetti speciali e con un budget limitatissimo, in gran parte utilizzato per le scene con veri squali, riducendo all’osso mezzi e plot e dirigendo i due attori immersi in acqua per 120 ore di girato. Vorrebbe essere un dramma psicologico da camera paradossalmente filmato nella vastità del mare, ma il risultato è deludente: nonostante qualche momento interessante (l’esplodere delle emozioni dei protagonisti), la tensione lascia spazio alla noia. L’estetica da cinema verità con macchina a mano e la regia scialba rendono l’operazione francamente irritante. Seguito da Alla deriva – Adrift (2006) di Hans Horn, che più che un sequel è una variazione sullo stesso tema.
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