Chocolate
Chocolate
Durata
110
Formato
Regista
Figlia di uno Yakuza (Hiroshi Abe) e del braccio destro di un boss della malavita thailandese (Ammara Siripong), Zen (Jejja Yanin) è una ragazza autistica che ha il dono di apprendere semplicemente osservando: la giovane sviluppa così una particolare predisposizione per le arti marziali. Quando la madre si ammala, Zen e l'amico di famiglia Moom, decidono di sfruttare le sue doti atletiche.
Mentre Tony Jaa cercava la via della consacrazione, anche come regista, con Ong Bak 2 (2008), Prachya Pinkaew tornava sui suoi passi proponendo al pubblico una nuova stella da far brillare nel firmamento del cinema action thailandese: Jejaa Yanin. Lineamenti puliti e delicati, uniti a una grande agilità e precisione nelle esecuzioni delle articolate coreografie del solito Panna Rittikrai, la ragazza sembra assolutamente perfetta per rispondere a quello che il pubblico richiede. Chocolate ha certamente tutti i difetti delle altre pellicole di genere (storia debole, personaggi appena abbozzati) ma risponde con una straordinaria spettacolarità e con una serie di sequenze di combattimento davvero memorabili (come quella finale sulla facciata del palazzo) per le quali, testimoni i titoli di coda, non c'è alcun contributo da parte di stuntman. Il regista, orgoglioso, si concede anche una piccola autocitazione, facendoci notare che la protagonista impara a combattere anche guardando pellicole di genere come il suo Ong Bak (2003).
Mentre Tony Jaa cercava la via della consacrazione, anche come regista, con Ong Bak 2 (2008), Prachya Pinkaew tornava sui suoi passi proponendo al pubblico una nuova stella da far brillare nel firmamento del cinema action thailandese: Jejaa Yanin. Lineamenti puliti e delicati, uniti a una grande agilità e precisione nelle esecuzioni delle articolate coreografie del solito Panna Rittikrai, la ragazza sembra assolutamente perfetta per rispondere a quello che il pubblico richiede. Chocolate ha certamente tutti i difetti delle altre pellicole di genere (storia debole, personaggi appena abbozzati) ma risponde con una straordinaria spettacolarità e con una serie di sequenze di combattimento davvero memorabili (come quella finale sulla facciata del palazzo) per le quali, testimoni i titoli di coda, non c'è alcun contributo da parte di stuntman. Il regista, orgoglioso, si concede anche una piccola autocitazione, facendoci notare che la protagonista impara a combattere anche guardando pellicole di genere come il suo Ong Bak (2003).