Uno per tutte

Il pubblicitario Tomas (Daniel Giménez Cacho) è un dongiovanni che accumula conquiste: si divide tra due donne che abitano nel suo stesso edificio ma è attratto dalla nuova vicina, Clarisa (Claudia Ramírez), che decide di spiare e poi di sedurre. La situazione cambierà radicalmente quando Silvia (Dobrina Liubomirova), una delle amanti di Tomas, in preda alla gelosia, riuscirà a fargli credere di aver contratto il virus dell'Aids, gettando il ragazzo nel panico e portandolo a tentare il suicidio.

Esordio alla regia per Alfonso Cuarón, è una farsa goliardica, divertita e frizzante, non certo nuova negli sviluppi narrativi ma interessante per l'approccio stilistico decisamente inconsueto, esuberante e quasi anarchico. Una libertà visiva denotata anche dalla scelta d'ambientazione quasi esclusivamente in esterni che dà alla commedia un'atmosfera da surreale horror dei sentimenti e guarda, con originalità e senza eccessiva deferenza, a modelli alti come Almodóvar e Buñuel. Ennesima variazione sul tema del seduttore pentito che vede punita la propria spregiudicatezza, il film è un curioso esperimento, senza troppi fronzoli, godibile e fatuo ma al contempo piuttosto esile, meno sagace e irriverente di quanto non lasciassero intravedere le premesse. Prima collaborazione tra Cuarón ed Emmanuel Lubezki, suo storico direttore della fotografia. Grande successo in patria e piccolo fenomeno di culto negli Stati Uniti tanto che Sydney Pollack, estimatore del film, decise di affidare al cineasta messicano la regia di alcuni episodi della sua serie televisiva Fallen Angels.