I sette assassini
Seven Men from Now
Durata
78
Formato
Regista
Uno sceriffo (Randolph Scott) decide di vendicare la morte della moglie, uccisa da sette banditi. Accompagnato da una vecchia conoscenza (Lee Marvin), cercherà la sua vendetta.
Maestoso – nella sua ricca essenzialità – western diretto da Budd Boetticher, che si fa produrre da John Wayne e dirige il meraviglioso Randolph Scott nel primo dei sette film che avrebbero girato insieme. L'autore riesce nella mirabile impresa di declinare gli stereotipi più fruttuosi – e invero inflazionati – del genere per raccontare “il tempo”: il tempo della ricerca, il tempo della vendetta, il tempo della vita. Per quanto la dicotomia tra buoni e cattivi possa apparire programmatica, il bello del cinema di Boetticher è la sospensione assoluta del giudizio, oltre l'empirismo, oltre ciò che si vede sullo schermo. È stato, a suo modo, un cantore del western sobrio: un genere consapevole della propria potenza e dei propri limiti, che il regista è riuscito ad assecondare in maniera intelligente. I sette assassini è secco, ruvido ma non statuario, sceneggiato con estrema dedizione da Burt Kennedy. Un'opera che sa come muovere le geometrie e posizionarvi i corpi, prim'ancora che i sentimenti e le reazioni. E, al netto di ogni valutazione, rivela una concezione del dramma assente nei saloon patinati e nelle occhiate sghembe presenti in altri prototipi: con Boetticher l'ordinarietà diventa tragedia. Da riscoprire.
Maestoso – nella sua ricca essenzialità – western diretto da Budd Boetticher, che si fa produrre da John Wayne e dirige il meraviglioso Randolph Scott nel primo dei sette film che avrebbero girato insieme. L'autore riesce nella mirabile impresa di declinare gli stereotipi più fruttuosi – e invero inflazionati – del genere per raccontare “il tempo”: il tempo della ricerca, il tempo della vendetta, il tempo della vita. Per quanto la dicotomia tra buoni e cattivi possa apparire programmatica, il bello del cinema di Boetticher è la sospensione assoluta del giudizio, oltre l'empirismo, oltre ciò che si vede sullo schermo. È stato, a suo modo, un cantore del western sobrio: un genere consapevole della propria potenza e dei propri limiti, che il regista è riuscito ad assecondare in maniera intelligente. I sette assassini è secco, ruvido ma non statuario, sceneggiato con estrema dedizione da Burt Kennedy. Un'opera che sa come muovere le geometrie e posizionarvi i corpi, prim'ancora che i sentimenti e le reazioni. E, al netto di ogni valutazione, rivela una concezione del dramma assente nei saloon patinati e nelle occhiate sghembe presenti in altri prototipi: con Boetticher l'ordinarietà diventa tragedia. Da riscoprire.