Luigi (Stefano Accorsi), giovane universitario, decide di opporsi al regime fascista prendendo parte alla lotta partigiana sull'altopiano di Asiago insieme ad alcuni coetanei. Presa coscienza di non essere portato per la guerriglia, il gruppo si limita a intimorire persone rimaste fedeli al regime, fino a quando Luigi sente la necessità di tornare a Padova per intraprendere nuove azioni. Si troveranno a combattere insieme per liberare la città.

Una delle punizioni ricorrenti nel film è “pane e acqua per cinque giorni” per chi pecca di retorica: viene da domandarsi quale punizione si siano autoinflitti gli sceneggiatori (Rulli, Petragli, Starnone e Luchetti stesso) per aver realizzato un tale scempio. Intreccio didascalico, senza spessore, che si limita a svolgere una funzione puramente scolastica, mentre gli insipidi personaggi sono affossati da dialoghi banali e ridondanti. Le scene che provano ad alleggerire l'atmosfera, necessariamente seria, sono inserite in maniera forzata, tanto da apparire siparietti fini a se stessi che non hanno ragione di essere presenti. Per l'inetto cast, il ricorso alla cadenza veneta significa una difficoltà maggiore nell'espressività tanto che, in alcuni punti, sembra di assistere a una recita scolastica tanto gli esiti sono meccanici.
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