Anni felici
Durata
106
Formato
Regista
Nella Roma degli anni Settanta, Dario (Samuel Garofalo) e Paolo (Niccolò Calvagna) assistono al rapporto conflittuale tra i loro genitori, Guido (Kim Rossi Stuart) e Serena (Micaela Ramazzotti). La relazione tra i due è tormentata a causa dei continui tradimenti del marito, artista dalla mentalità maschilista, ma resiste grazie all'altruismo della moglie. Il fragile equilibrio è destinato a rompersi quando anche lei cederà alle proprie esigenze.
Luchetti firma un'opera intrisa di vita reale, ispirata, pur con qualche libertà, alla sua infanzia: è il regista stesso a prestarsi come voce narrante, a ulteriore conferma del proprio coinvolgimento emotivo nel progetto. Il film offre un confronto tra lo sguardo curioso e innocente di un bambino, che riprende la propria famiglia con il Super8, e quello del regista che, dopo anni, riguarda con affetto e delicatezza il legame tra i propri genitori. Il ritratto d'epoca in parte convince, ma è difficile rimanere adeguatamente coinvolti da una storia come tante, incapace di suscitare un forte grado d'interesse nello spettatore. La confezione è curata, gli attori recitano intensamente e la fotografia non è niente male: eppure è una pellicola che risulta troppo fredda, distante e vittima di alcune facili convenzioni narrative. Il risultato finale è più furbetto che nostalgico.
Luchetti firma un'opera intrisa di vita reale, ispirata, pur con qualche libertà, alla sua infanzia: è il regista stesso a prestarsi come voce narrante, a ulteriore conferma del proprio coinvolgimento emotivo nel progetto. Il film offre un confronto tra lo sguardo curioso e innocente di un bambino, che riprende la propria famiglia con il Super8, e quello del regista che, dopo anni, riguarda con affetto e delicatezza il legame tra i propri genitori. Il ritratto d'epoca in parte convince, ma è difficile rimanere adeguatamente coinvolti da una storia come tante, incapace di suscitare un forte grado d'interesse nello spettatore. La confezione è curata, gli attori recitano intensamente e la fotografia non è niente male: eppure è una pellicola che risulta troppo fredda, distante e vittima di alcune facili convenzioni narrative. Il risultato finale è più furbetto che nostalgico.