Il cineamatore
Amator
Durata
117
Formato
Regista
Filip (Jerzy Stuhr) acquista una cinepresa 8 mm per poter riprendere la crescita della sua imminente figlia. La sua è la prima e unica macchina da presa in città, e ben presto si fa prendere dalla passione e fonda un circolo cinematografico all'interno della sua azienda. I suoi film hanno un successo continuo e crescente, fino a venire trasmessi sulla rete nazionale. Di contro, la vita privata di Filip e dei suoi amici e colleghi peggiora di pari passo, fino a crollare.
Secondo film per il cinema di Krzysztof Kieślowski, Il cineamatore è una parabola di vita di un uomo qualunque che si realizza attraverso il cinema, ma allo stesso tempo è anche un efficace ritratto del regime sovietico in Polonia. Il cinema, inizialmente un semplice “gioco” per il protagonista, riempirà i vuoti di una vita privata insoddisfacente, fino a divenire unica ragione di vita e unico mezzo di realizzazione del proprio io. In qualche modo, Filip monta la sua vita come monta i propri film che ottengono premi su premi e che conquistano anche ammiratori importanti: il suo occhio-cinema riceve l'attenzione che merita e riesce a imporsi anche laddove non avrebbe saputo fare lui come persona. Ma ogni autoaffermazione porta con sé l'altra faccia della medaglia, finendo per rovinare la vita privata e quella degli altri: a Filip, così, non resta che ricominciare da capo, riavvolgere la pellicola e raccontarsi stavolta in prima persona, girando l'occhio su di sé. Una riflessione notevole e tutt'altro che banale. Il problema del rapporto tra le azioni individuali e quelle collettive, e in special modo l'influenza tra uomini, saranno tra i temi più cari al cineasta polacco, come dimostreranno i dieci episodi del Decalogo (1989). Nel film recitano anche, nella parte di loro stessi, Andrzej Jurga e il regista Krzysztof Zanussi.
Secondo film per il cinema di Krzysztof Kieślowski, Il cineamatore è una parabola di vita di un uomo qualunque che si realizza attraverso il cinema, ma allo stesso tempo è anche un efficace ritratto del regime sovietico in Polonia. Il cinema, inizialmente un semplice “gioco” per il protagonista, riempirà i vuoti di una vita privata insoddisfacente, fino a divenire unica ragione di vita e unico mezzo di realizzazione del proprio io. In qualche modo, Filip monta la sua vita come monta i propri film che ottengono premi su premi e che conquistano anche ammiratori importanti: il suo occhio-cinema riceve l'attenzione che merita e riesce a imporsi anche laddove non avrebbe saputo fare lui come persona. Ma ogni autoaffermazione porta con sé l'altra faccia della medaglia, finendo per rovinare la vita privata e quella degli altri: a Filip, così, non resta che ricominciare da capo, riavvolgere la pellicola e raccontarsi stavolta in prima persona, girando l'occhio su di sé. Una riflessione notevole e tutt'altro che banale. Il problema del rapporto tra le azioni individuali e quelle collettive, e in special modo l'influenza tra uomini, saranno tra i temi più cari al cineasta polacco, come dimostreranno i dieci episodi del Decalogo (1989). Nel film recitano anche, nella parte di loro stessi, Andrzej Jurga e il regista Krzysztof Zanussi.