I due mafiosi
Durata
90
Formato
Regista
Dopo aver assistito involontariamente a un omicidio, Franco Fisichella (Franco Franchi) e Ciccio Spampinato (Ciccio Ingrassia) vengono nominati uomini d'onore dal boss locale Don Calogero (Gino Buzzanca) e inviati a Parigi per consegnare una valigia. All'interno vi è una bomba con cui il boss pensa di eliminare, in un colpo solo, i rivali francesi e i due testimoni, ignari di tutto. Ma uno scambio di valigia complicherà il tutto, portando a una lunga serie di equivoci.
Primo film del ciclo “mafioso” per Franco e Ciccio proseguito poi con Due mafiosi nel Far West (1964), Due mafiosi contro Goldginger (1965) e Due mafiosi contro Al Capone (1966). Parodia del film Mafioso (1962) di Alberto Lattuada con Alberto Sordi, un'opera divertente solo a tratti, sfilacciata con diversi momenti di stanca e scarsa brillantezza. Il meglio è riservato alla prima parte del film e ai siparietti con il prestigiatore Misha (Mischa Auer), mentre successivamente la narrazione arranca mostrando di non reggere la comunque esigua durata. La povertà di idee è testimoniata dal ricorso sistematico e eccessivo ai numeri di cabaret che intramezzano la narrazione e un omaggio pretestuoso a Totò, Peppino e...la dolce vita (1961) di cui viene citata una celebre frase («La vita è fatta di cose reali e di cose supposte: se le reali le mettiamo da una parte, le supposte dove le mettiamo?»). Comparsata per Moira Orfei nei panni della soubrette Claudette. Uno dei maggiori successi di pubblico per il duo.
Primo film del ciclo “mafioso” per Franco e Ciccio proseguito poi con Due mafiosi nel Far West (1964), Due mafiosi contro Goldginger (1965) e Due mafiosi contro Al Capone (1966). Parodia del film Mafioso (1962) di Alberto Lattuada con Alberto Sordi, un'opera divertente solo a tratti, sfilacciata con diversi momenti di stanca e scarsa brillantezza. Il meglio è riservato alla prima parte del film e ai siparietti con il prestigiatore Misha (Mischa Auer), mentre successivamente la narrazione arranca mostrando di non reggere la comunque esigua durata. La povertà di idee è testimoniata dal ricorso sistematico e eccessivo ai numeri di cabaret che intramezzano la narrazione e un omaggio pretestuoso a Totò, Peppino e...la dolce vita (1961) di cui viene citata una celebre frase («La vita è fatta di cose reali e di cose supposte: se le reali le mettiamo da una parte, le supposte dove le mettiamo?»). Comparsata per Moira Orfei nei panni della soubrette Claudette. Uno dei maggiori successi di pubblico per il duo.