Romería
Romería
Durata
115
Formato
Regista
Per ottenere un documento di stato civile per i suoi studi superiori, Marina (Llúcia Garcia), adottata fin dall'infanzia, deve ricongiungersi con una parte della sua vera famiglia, della quale non ha mai conosciuto i nonni materni. Guidata dal diario di sua madre che non l'ha mai lasciata, si reca sulla costa atlantica e incontra tutta una parte della sua famiglia a lei ignota e che svelerà ben presto non detti e vergogne.
La regista di Barcellona classe 1986 Carla Simón, reduce dal’Orso d’oro con Alcarràs - L'ultimo raccolto (2022) e giunta nel frattempo al suo terzo lungometraggio, si cimenta con un viaggio autobiografico ad altissimo grado d’intimità, con l’obiettivo di riavvolgere il nastro della propria esistenza e trovare il bandolo della matassa delle proprie origini tormentate (entrambi i suoi genitori sono morti di AIDS, contratto a causa della dipendenza da eroina, quando era molto piccola). Quest’incursione sentimentale, in gran parte auto-riferita e tutta a misura di rêverie, si rivela però abbastanza precocemente dal fiato decisamente corto, tentando a più riprese -la carta della suggestione onirica e immaginifica, ma smarrendo al contempo ben presto qualunque possibile profondità. Senz’altro fascinoso ma fin troppo ombelicale, Romería rimane in larga parte intrappolato nelle sue stesse ambizioni, senza la forza d’urto necessaria per uscire dall’autoreferenzialità un po’ morbosa del proprio stesso immaginario e compiere un definitivo salto di qualità. Cospicuo è l’uso di oggetti come madeleine proustiane e veicoli di recupero auto-indotto della memoria, tra quaderni e fotografie messi lì a svelare molto di più di quanto le immagini, da sole, siano in grado di fare: l’operazione è arrischiata, senz’altro personale, ma in definitiva troppo fragile per stupire appieno o anche solo per avvincere lo spettatore, con una commistione non sempre centrata di attori professionisti e non. Evocativa, in compenso, l’ambientazione sulla costa atlantica, con i notevoli scenari acquatici Vigo (dove la recita abbraccia le sue radici galiziane, abbandonando momentaneamente gli abituali scenari catalani del suo cinema), messi lì, a favor di videocamera digitale, a puntellare la narrazione con le loro acque costantemente increspate dalla luce solare. Ragguardevole la fotografia della sempre notevole ed esperta Hélène Louvart, DOP anche per La chimera (2023) di Alice Rohrwacher , che lavora molto su riverberi e giochi di luce. In colonna sonora anche Bailaré sobre tu tumba della band spagnola Siniestro Total, mentre Il titolo fa riferimento ai pellegrinaggi della tradizione popolare spagnola. Presentato in Concorso al Festival di Cannes 2025.