Decalogo, 4 – Onora il padre e la madre
Dekalog, cztery
Durata
55
Formato
Regista
Una ragazza (Adrianna Biedrzynska) scopre una lettera lasciatele da sua madre poco prima che morisse di parto, vent'anni prima. Al ritorno del padre (Janusz Gajus) da un viaggio di lavoro, gli rivela di non essere la sua figlia naturale. Il confronto verrà portato all'estremo e tra i due nasce un'attrazione fisica.
Quarto episodio del Decalogo. Film ipnotico e straniante nel problematizzare l'essenza del quarto comandamento, sceglie la via più estrema degli aut-aut morali-religiosi fin'ora proposti, scardinando nel profondo la relazione genitore-figlio in un serrato confronto sempre al limite tra la legittimità del sentimento e lo scandalo del suo portarsi alle conseguenze più moralmente inaccettabili dal punto di vista del senso comune. Con la lettera della madre morta (classico elemento presente/assente della struttura narrativa dei film del Decalogo) come cardine dell'aut-aut, il film vortica attorno allo straniante rapporto prima tra padre e figlia, e poi, contemporaneamente e senza alcuna smentita (il finale, come al solito non sbroglia, ma ammatassa ulteriormente), tra uomo e donna privi di un legame di sangue biologico, suscitando la spiazzante compresenza di una “moralità immorale”, zona neutra – e per questo mai davvero esente da qualsivoglia neutralità – ove i due rapporti sussistono e continuamente tracimano in precario equilibrio l'uno nell'altro, mandando in frantumi ogni più solida certezza morale dello spettatore, e rendendo impossibile, ma imponendola al tempo stesso, una scelta. Una delle vette più alte di tutto il Decalogo.
Quarto episodio del Decalogo. Film ipnotico e straniante nel problematizzare l'essenza del quarto comandamento, sceglie la via più estrema degli aut-aut morali-religiosi fin'ora proposti, scardinando nel profondo la relazione genitore-figlio in un serrato confronto sempre al limite tra la legittimità del sentimento e lo scandalo del suo portarsi alle conseguenze più moralmente inaccettabili dal punto di vista del senso comune. Con la lettera della madre morta (classico elemento presente/assente della struttura narrativa dei film del Decalogo) come cardine dell'aut-aut, il film vortica attorno allo straniante rapporto prima tra padre e figlia, e poi, contemporaneamente e senza alcuna smentita (il finale, come al solito non sbroglia, ma ammatassa ulteriormente), tra uomo e donna privi di un legame di sangue biologico, suscitando la spiazzante compresenza di una “moralità immorale”, zona neutra – e per questo mai davvero esente da qualsivoglia neutralità – ove i due rapporti sussistono e continuamente tracimano in precario equilibrio l'uno nell'altro, mandando in frantumi ogni più solida certezza morale dello spettatore, e rendendo impossibile, ma imponendola al tempo stesso, una scelta. Una delle vette più alte di tutto il Decalogo.