A causa di un equivoco, l'ingegnere Alberto Verani (Vittorio De Sica) invia alla consorte (Renée Saint-Cyr) un mazzo di rose rosse. L'idea romantica di un misterioso corteggiatore scatena nella donna passioni sopite, che metteranno a rischio il matrimonio.

Esordio registico (insieme al produttore Giuseppe Amato) per Vittorio De Sica, che mette in scena la pièce Due dozzine di rose scarlatte di Aldo De Benedetti, anche sceneggiatore. Una commedia romantica di impianto forzatamente teatrale, minata dall'immobilismo di ambienti e situazioni, in cui emergono prepotenti stereotipi vagamente moraleggianti (i rischi di una passione adulterina, la fondamentale necessità della fedeltà coniugale). Buona dose di retorica e dialoghi impacciati, anche se l'approfondimento psicologico dei personaggi (le motivazioni che spingono a un ideale tradimento, la reazione di Alberto di fronte alla momentanea leggerezza della moglie) e una buona direzione degli attori rendono il film un preludio interessante ai futuri sviluppi autoriali di De Sica. Finale convenzionale, ma sottilmente ambiguo. Musiche di Renzo Rossellini.
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