Sangue blu
Kind Hearts and Coronets
Durata
106
Formato
Regista
Louis Mazzini (Dennis Price) vuole vendicare il trattamento subito dalla madre per mano della famiglia ducale di lei: sposatasi con un cantante, viene diseredata e abbandonata. Alla sua morte, Louis decide di diventare duca a costo di uccidere gli altri otto possibili contendenti (tutti interpretati da Alec Guinness).
Tratto da un romanzo di Roy Horniman, la pellicola è un raffinato esercizio di stile che mescola l’eleganza vittoriana al cinismo più lucido, con una scrittura cesellata e una regia che dosa alla perfezione ironia, classe e ferocia. Louis intraprende un’inarrestabile scalata sociale eliminando gli otto membri della famiglia D’Ascoyne che lo separano dal titolo nobiliare. Questi hanno tutti il volto di Alec Guinness che si diverte con camaleontico talento, incarnando ciascun personaggio in un tour de force attoriale che rimane memorabile. Non da meno il protagonista, cui voce narrante, tanto composta quanto sadica, accompagna tutta la visione. A colpire è il tono mai sopra le righe, persino nelle morti più assurde: è l’umorismo britannico nella sua forma più pura e velenosa, quasi a dire che in questo mondo impeccabilmente codificato, l’assassinio diventa una sorta di (atroce) atto sovversivo. Film sul potere, sullo scontro tra classi sociali, sulla vendetta e –in fondo– sull’ambiguità morale che si cela dietro ogni facciata rispettabile, Sangue blu, senza pietà per nessun personaggio, sa ancora raccontare e disvelare, con sagacia e divertita crudeltà, tutta l’ipocrisia di un microcosmo che vorrebbe nascondere i propri peccati tra colletti inamidati e abiti di lusso. È sufficiente un lontano parente rancoroso, o una banale svista (come mostra un irridente finale) per vanificare ogni possibilità di vittoria.