The Search
The Search
Durata
149
Formato
Regista
1999, quattro storie s'incrociano durante la Seconda guerra cecena. Un ragazzino rimasto orfano (Abdul Khalm Mamutsiev) scappa dal suo villaggio e incontra Carole (Bérénice Bejo), sul posto per una missione umanitaria e decisa ad aiutarlo. Nel frattempo, però, Raissa (Zukhra Duishvili), sua sorella maggiore, lo sta cercando tra i profughi, mentre Kolia (Maksim Emelyanov), giovane russo di vent'anni, viene arruolato nell'esercito.
Dopo il successo di The Artist (2011), e dopo aver diretto un episodio de Gli infedeli (2012), il francese Michel Hazanavicius torna dietro la macchina da presa per un dramma (che si vorrebbe) struggente, decisamente diverso per forma e contenuti dai suoi lungometraggi precedenti. L'ispirazione viene da una pellicola di Fred Zinnemann del 1948, omonima nella versione originale e conosciuta in Italia con il titolo Odissea tragica: lì si raccontava di un ragazzino sopravvissuto ai campi di concentramento, qui di un coetaneo appartenente a un contesto del tutto differente. Se Hazanavicius è stato spesso tacciato di un'eccessiva furbizia registica, qui la sua retorica raggiunge l'apice: ricattatorio e ridondante, è un film che sfrutta ogni possibile mezzo a disposizione per cercare di commuovere a tutti i costi, ma senza mai riuscire a coinvolgere lo spettatore fino in fondo. Tutto, dalla fotografia alla colonna sonora, concorre a dare vita a un'operazione derivativa, che soffre, inoltre, di un'eccessiva ridondanza e di una prolissità evidente. Perché 150 minuti? Difficile capirlo. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2014, dove è stato tra i titoli più criticati dell'intera competizione.
Dopo il successo di The Artist (2011), e dopo aver diretto un episodio de Gli infedeli (2012), il francese Michel Hazanavicius torna dietro la macchina da presa per un dramma (che si vorrebbe) struggente, decisamente diverso per forma e contenuti dai suoi lungometraggi precedenti. L'ispirazione viene da una pellicola di Fred Zinnemann del 1948, omonima nella versione originale e conosciuta in Italia con il titolo Odissea tragica: lì si raccontava di un ragazzino sopravvissuto ai campi di concentramento, qui di un coetaneo appartenente a un contesto del tutto differente. Se Hazanavicius è stato spesso tacciato di un'eccessiva furbizia registica, qui la sua retorica raggiunge l'apice: ricattatorio e ridondante, è un film che sfrutta ogni possibile mezzo a disposizione per cercare di commuovere a tutti i costi, ma senza mai riuscire a coinvolgere lo spettatore fino in fondo. Tutto, dalla fotografia alla colonna sonora, concorre a dare vita a un'operazione derivativa, che soffre, inoltre, di un'eccessiva ridondanza e di una prolissità evidente. Perché 150 minuti? Difficile capirlo. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2014, dove è stato tra i titoli più criticati dell'intera competizione.