Periferie francesi, 1980. Un macellaio (Philippe Nahon), fresco di liberazione dal carcere, odia il mondo intero. Picchia la compagna incinta e la sua rabbia pare inarrestabile ma, quando rivede la figlia autistica (Blandine Lenoir), qualcosa in lui potrebbe cambiare.

L'esordio di Gaspar Noé è un arrabbiato, furibondo esempio di come le banlieue possano diventare, oltre che crocevia sociale (come ne L'odio, 1995, di Mathieu Kassovitz), anche base per ragionamenti psico-apocalittici di raffinata fattura. Legato al mediometraggio Carne, realizzato da Noé nel 1991, Seul contre tous riprende dal primo la figura del macellaio senza nome e ne fa il simbolo di un film privo di coordinate precise, incapace di darsi un ordine eppure a suo modo iracondo e rigoroso. Peccato, però, che la provocazione non sia sempre incisiva e lo stile risulti eccessivamente autocompiaciuto. Presentato alla Settimana della Critica della 51° edizione del Festival di Cannes.
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