Il 18 aprile del 2014, alle ore 6.45, è avvenuta una delle più grandi tragedie nella storia dell’Everest. La regista Jennifer Peedom, mentre stava riprendendo i rapporti sempre più tesi tra sherpa e alpinisti, si è trovata casualmente a documentare la nefasta circostanza.
Nel 2013 le agenzie di tutto il mondo hanno raccontato con sgomento la rissa a oltre seimila metri tra alcuni alpinisti europei e un gruppo di sherpa per una serie di circostanze che hanno a lungo tenuto banco nel dibattito tra gli appassionati di montagna e non solo. Tuttavia, esattamente sessant'anni prima, il neo zelandese Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay avevano raggiunto la cima dell'Everest instaurando un clima positivo di concordia e di ottimismo. Ma cos’è successo nel frattempo, cosa ha esacerbato i rapporti tra sherpa e alpinisti portandoli a un tale livello di inimicizia? Jennifer Peedom, per rispondere a queste domande, ha deciso di raccontare la stagione alpinistica 2014, la stessa della storica tragedia in cui, a causa di un gigantesco blocco di ghiaccio che si è abbattuto su una via di risalita, hanno perso la vita ben 16 sherpa. La regista si è concentrata soprattutto sul riprendere la dura quotidianità degli sherpa, i loro costumi, il loro orgoglio ferito e la fiera reazione che è scaturita dopo la tragedia. Il tema è indubbiamente ricchissimo, e non mancano i punti d’interesse, ma l’autrice sembra fidarsi poco delle semplici immagini e finisce per enfatizzare ogni sequenza, utilizzando eccessivamente il ralenti e l’onnipresente colonna sonora. La riflessione alla base (relativa all’esistenza degli sherpa e ai pericoli che corrono) è importante, ma con un materiale del genere si poteva davvero fare di più: nel tentativo di emozionare a tutti i costi il film finisce spesso per risultare, paradossalmente, freddo e un po’ distaccato. Presentato in concorso al Trento Film Festival 2016.
Nel 2013 le agenzie di tutto il mondo hanno raccontato con sgomento la rissa a oltre seimila metri tra alcuni alpinisti europei e un gruppo di sherpa per una serie di circostanze che hanno a lungo tenuto banco nel dibattito tra gli appassionati di montagna e non solo. Tuttavia, esattamente sessant'anni prima, il neo zelandese Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay avevano raggiunto la cima dell'Everest instaurando un clima positivo di concordia e di ottimismo. Ma cos’è successo nel frattempo, cosa ha esacerbato i rapporti tra sherpa e alpinisti portandoli a un tale livello di inimicizia? Jennifer Peedom, per rispondere a queste domande, ha deciso di raccontare la stagione alpinistica 2014, la stessa della storica tragedia in cui, a causa di un gigantesco blocco di ghiaccio che si è abbattuto su una via di risalita, hanno perso la vita ben 16 sherpa. La regista si è concentrata soprattutto sul riprendere la dura quotidianità degli sherpa, i loro costumi, il loro orgoglio ferito e la fiera reazione che è scaturita dopo la tragedia. Il tema è indubbiamente ricchissimo, e non mancano i punti d’interesse, ma l’autrice sembra fidarsi poco delle semplici immagini e finisce per enfatizzare ogni sequenza, utilizzando eccessivamente il ralenti e l’onnipresente colonna sonora. La riflessione alla base (relativa all’esistenza degli sherpa e ai pericoli che corrono) è importante, ma con un materiale del genere si poteva davvero fare di più: nel tentativo di emozionare a tutti i costi il film finisce spesso per risultare, paradossalmente, freddo e un po’ distaccato. Presentato in concorso al Trento Film Festival 2016.