Nel settembre del 1970, Antonio Soris (Biagio Iacovelli), vent'anni e sessantottino convinto, parte da Roma con la cinquecento della madre alla volta di Atene. La meta non è stata scelta a caso: Antonio ha il mito di Platone ed è convinto, o almeno spera, che in Grecia troverà la caverna delle ombre, il luogo oltre il quale abita la conoscenza. Il suo viaggio di ricerca non lo porterà alla famosa caverna ma gli darà la possibilità di vivere un grande amore con una ragazza greca di nome Maria (Queralt Badalamenti).



Opera prima di Claudio Rossi Massimi, che ha adatto il suo omonimo romanzo. In questo viaggio di formazione ricco di incontri decisamente curiosi che il protagonista fa lungo la strada non c’è però davvero nulla di cinematografico: i toni sono letterari, i tempi di montaggio da fiction televisiva di basso livello, le interpretazioni incolori. Ma è l’intero progetto, fin dalla base narrativa, ad apparire inutilmente verboso (con troppe dissertazioni sulla mitologia) e fragilissimo dal primo all’ultimo minuto. La regia, scolastica e inesistente, fa il resto. Da evitare.
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